venerdì 25 aprile 2003
Diciamo la verità: il gusto dell"amarena, a noi bimbi, non è che piacesse molto. Eppure in paese solitamente c"era sempre un albero di amarene, che venivano chiamate ciliegie selvatiche. Maturavano a maggio inoltrato, talvolta anche a giugno, ma io ricordo volentieri il mese di maggio perché quando si tornava a casa dalla novena, si finiva per spiluccare l"albero grande e generoso di rosse amarene. Il colore rosso vivo era infatti invitante, ma quando entravano in bocca il gusto eccessivamente acido provocava una smorfia. Eppure l"amarena entra di diritto nella cucina e nelle preparazioni dolciarie. Il fatto poi che non piacesse a noi bimbi è un dato fisiologico: i gusti eccessivamente marcati vengono rifiutati quando il palato si sta formando, per venire poi presi in considerazione oltre i vent"anni di età. Così si scopre che l"amarena, grazie alla sua componente acidula, era molto apprezzata in campagna, dagli adulti alle prese coi lavori dei campi, perché toglieva la sete. Fanno parte della famiglia delle amarene anche frutti conosciuti come marasca o come visciola, che è anche alla base di un celebre vino (o almeno così impropriamente chiamato), fatto proprio con queste ciliegie acidule, diffuso tra la Romagna e le Marche. In ogni caso l"uso principale delle amarene è a livello industriale, per sciroppi, confetture e liquori, tra cui il celebre kirsh, un distillato che viene prodotto in Germania e nell"Alto Adige anche con le ciliegie.L"amarena più conosciuta in Italia è poi quella sciroppata, utilizzata per guarnire i gelati, oppure quella sotto spirito. Per le amarene sciroppate occorrono 500 grammi di zucchero e un chilogrammo di amarene snocciolate. I frutti si faranno cuocere adagio nella soluzione di zucchero e acqua finché non risultano bene appassite. A quel punto, lo sciroppo denso verrà conservato in un barattolo e andrà benissimo da servire con il gelato.
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