sabato 16 ottobre 2004
Amare vuol dire essere vicino alla persona che si ama/ vicino all"amore col quale sono amato./ Amare è camminare/ con l"immagine della persona amata negli occhi e nel cuore./ Vuol dire vegliare questo amore col quale sono amato/ e scoprire la sua divina e umana bellezza.Il 16 ottobre 1978 rimane nella storia della Chiesa come una data significativa e cara: veniva in quel tardo pomeriggio annunziata al mondo l"elezione di Giovanni Paolo II. Commemoriamo anche noi questo anniversario con alcune parole del Papa. Esse, in realtà, appartengono a lui quand"era semplicemente Karol Wojtyla: sono, infatti, alcuni versi della poesia Pietra di luce. È suggestiva questa passione costante per la poesia (come lo è stata per il teatro) che è perdurata anche durante il ministero papale. Il respiro poetico s"intreccia intimamente con quello spirituale.E, nel caso di questi versi, l"incrocio avviene attorno a un tema che è fecondo sia per l"arte sia per la fede. Quanto è stato detto e scritto sull"amore, cadendo talora nell"enfasi o nella vacuità! Il vero amore è, invece, tratteggiato da Wojtyla nel suo cuore più intimo ed esaltante: è vicinanza, anzi, identità, reciprocità, è un dono su cui vegliare perché non sia ferito. Ma soprattutto è necessario intuire «la sua divina e umana bellezza». C"è nell"amore un bagliore, un seme di eternità e di infinito. La battuta attribuita a Pascal è folgorante al riguardo: «Se esiste l"amore, esiste Dio». Una realtà così alta, totale, pura e assoluta non può che avere una sorgente trascendente e divina. E Giovanni Paolo II l"ha insegnato come Papa e come poeta, cantore della «divina e umana bellezza».
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