venerdì 11 luglio 2014
«Le meteoriti colpivano evidentemente l'immaginazione: venute "dall'alto", dal Cielo, partecipavano della sacralità celeste. In certe culture e in certe epoche, si è probabilmente immaginato che il cielo fosse di pietra». Mircea Eliade è un maestro ricorrente nelle mie riflessioni. Non solo perché è un grandissimo storico delle religioni, ma perché ha mostrato come la religione fosse congenita all'uomo, e non prodotto delle culture. In questo inizio da un libro sulle arti del metallo, lo storico del mito mette in luce una realtà che ci riguarda strettissimamente. L'uomo antico resta incantato dalle meteoriti perché provengono dal cielo, dall'alto, dal luogo del divino. Allora, pensa - perché l'uomo non appena è tale, prega, pensa, ricorda e immagina - che siano frammenti di cielo che scendono sulla terra, in dono. Immaginano allora il cielo di pietra. Anche noi, la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, vediamo sciami di fanciulloni, anche attempati come il sottoscritto, scegliere la posizione propizia per assistere alla caduta delle stelle. Che noi, moderni, sappiamo creanti e radianti luce. E immaginiamo il Cielo non di cristallo di rocca, come gli australiani delle origini, ma di luce. Luce che ha generato il buio per meglio risplendere e ricordarci l'essenza celeste.
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