mercoledì 16 marzo 2005
Allegrie incongruenti e nuovi arrivi. Su "Libero" (10/3) Renato Bertacchini firma un'intera pagina - "Prostitute in Conclave per il Papa" - per esaltare un "erotico pamphlet del '600 (che) mette alla berlina i vizi della Chiesa". Disinvolto, racconta spazzatura varia di un libro vecchio di oltre tre secoli e si diverte persino nel rivelare i suoi limiti personali. Per lui, p. es., fra Paolo Sarpi fu uno "storico ufficiale" dell'"impegno ortodosso". Non sa che Sarpi fu condannato per la sua Storia del Concilio Tridentino? No. Si diverte e segnala entusiasta che il libro "considera la religione come impostura" e "denuncia i mali veri della Chiesa" tra cui, e per due volte, "il dogma dell'infallibilità papale". Non sa, lui, che questo fu definito solo nel 1870, due secoli dopo quel "pamphlet"? No. Va avanti e conclude allegro esaltando - parole magiche - "una laica, illuminata emancipazione individuale del soggetto umano". È ignoranza sbandierata a tutta pagina su "Libero" (da ogni scrupolo). Fa il paio, per sommarietà pasticciona e sicumera ostentata, con un pezzo di prima pagina, ieri, su "Repubblica". Firma illustre, Salman Rushdie, ma contenuti da bignamino supponente e acido di opinioni personali viste come indiscutibili. Rushdie è stato vittima dell'integralismo islamico, ma se ne fa bandiera per mettere ogni religione sullo stesso piano e diventa irridente anche lui: "la religione incalza tutti noi", ed è fanatismo, cecità, superstizione, orrore, odio, ignoranza e violenza. Senza eccezione. Forse qualche distinguo sarebbe opportuno. No. Rushdie? L'Oriano fallace del laicismo"
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