sabato 31 ottobre 2015
La Minoritenkirche a Vienna, si alza nel suo stile gotico più volte ridimensionato negli anni dalla sua inaugurazione. La città, ricca di splendidi palazzi del colore bianco crema con qualche rifinitura dorata, si apre attorno all'imponente Danubio. Il re dei fiumi occidentali, lasciata Budapest, scorre animato da navi da trasporto e da battelli carichi di turisti. Vienna è una sorpresa per l'armonia delle sue costruzioni, per l'atmosfera di pace e soprattutto per la vivacità degli studenti che popolano le sue strade a qualunque ora del giorno e della notte.Nell'antico palazzo del Parlamento, oggi usato solo in qualche rara occasione, mi è stata offerta la possibilità di fermarmi per qualche minuto al banco dove sedeva mio padre, quando era il più giovane deputato dell'Impero di Francesco Giuseppe. Mi tremavano le mani mentre accarezzavo il posto che porta il suo nome. Lì aveva incominciato a proporre e difendere le richieste dei suoi elettori in mezzo ai rappresentanti di otto paesi che sollecitavano giustizia e aiuto. Allo stesso tempo imparava quanto difficile, ma quanto possibile fosse la collaborazione e il lavoro comune con gran parte dei popoli europei allora territori appartenenti all'impero.Fu una scuola per il deputato delle minoranza, scuola dura e combattuta con la forza della giovinezza e con la sicurezza di essere sostenuto nella sua piccola regione. Ma un'altra interessante tappa mi aspettava: la sede elegante e ricca di storia della nostra Ambasciata d'Italia dove un ordine di sale splendenti volute da Metternich, offriva quella sera una decorosa corona agli ospiti che avrebbero ascoltato attraverso la voce di noti studiosi la storia di mio padre a Vienna. A me è toccato mettere in luce il suo amore alla vita dedicata al bene degli altri, la sua capacità di premiare il buono e il bello anche negli anni così negativi e difficili dopo il secondo conflitto, e la sua fiera fiducia, di fronte a chi aveva vinto contro di noi, nella capacità di un popolo che avrebbe lavorato notte e giorno per risorgere. In fondo alla sala quaranta persone, il Coro del Noce, venute da Trento per portare una nota di serenità e di promesse, che hanno arricchito la riunione con le alte note dell'inno d'Europa, l'Inno alla gioia. Ma i nostri trentini si lasciano trasportare volentieri dalla musica e dal canto, così li abbiamo sentiti anche sotto le volte della chiesa degli italiani dove il giovane De Gasperi andava ogni tanto a prendere una minestra con i poveri. Madonna della neve, è il nome italiano della chiesa gotica che ha subito molti rifacimenti nei secoli passati. Tenuta dai frati Minoriti offre oltre ad una raccolta di pitture di pregio, ricordi particolari come il monumento a Pietro Metastasio, una statua della Madonna della famiglia, rara fattura in pietra colorata ed una copia del Cenacolo, eseguita per Napoleone, che si allarga su nove metri in mosaico romano eseguito su tavole di pietra di 20 tonnellate!
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