sabato 21 luglio 2012
Al “Fatto” son fatti così: se non hanno ogni giorno un prete da masticare non hanno pace. Toglietegli tutto, ma non il loro… prete! Di solito ci pensano altri, ma ieri (p. 22: “Bocciati a vita, peccatori a scuola”) è toccato a Marina Boscaini che addenta «don Marco». Lui in Veneto ha messo sulla porta della chiesa un volantino destinato agli studenti eventualmente bocciati, e invitandoli «a verificare perché ciò è accaduto» ha ricordato che farsi bocciare per «pigrizia, leggerezza e indisciplina» è anche «un peccato» (ne ha scritto ampiamente pure Avvenire, con un editoriale di Ferdinando Camon il 7 luglio e un’intera pagina il 12 luglio). Indignatissima, la signora Marina: questo ragiona come se «l’impegno sui banchi e l’etica cristiana andassero di pari passo»! Per lei è un vero… peccato capitale! E già: «il timore è che i nostri decisori politici possano approfittare dell’occasione… per creare improbabili alleanze con preti zelanti in vena di improponibili stigmatizzazioni». No! Le stigmate no! È allergica. Non basta: questo prete non solo rievoca i Comandamenti – è già grave, vero? – ma «nel (suo) cilindro non manca nulla, nemmeno i riferimenti alla cultura classica»! Certo: un prete è già tutto sbagliato, ma se risulta informato e addirittura padrone di «cultura classica» la cosa è gravissima. E arriva il botto: è insopportabile, per la collega Marina, che questo diabolico prete «induce il senso di colpa»… L’indignazione esonda: così «la Chiesa riesce talvolta a svolgere» un suo ruolo, «spesso nel disinteresse nazionale… violando ambiti… e ponendosi come interprete inappellabile dei comportamenti dei fedeli… fornendo chiavi di lettura che allontanano dalla cittadinanza consapevole e immergono nelle spire del più vieto oscurantismo». Più leggi e più ridi: ti rendi conto che la zucca è vuota. Ma la famosa Halloween d’importazione non si mette in scena a novembre?
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