Aiuti alle coop, serve una svolta
sabato 20 giugno 2009
Non più soldi del necessario ma procedure e tempi snelli per gli interventi.
È la posizione sul problema dei finanziamenti alle imprese che il sistema delle cooperative agricole ha esposto non più tardi di qualche giorno fa alla Camera dei Deputati e che indica, di fatto, un approccio diverso dal consueto rispetto alla annosa questione dei fondi agricoli. E che vale la pena di rilevare sia per la novità in sé, sia per il peso che la cooperazione ha ancora nel nostro Paese.
La cooperazione agricola italiana (che conta sostanzialmente quattro sigle: Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, AGCI-Agrital e ASCAT-Unci), sembra parlare chiaro: c'è bisogno di un ammodernamento e di una reale innovazione nel sistema delle norme di intervento pubblico nel settore agroalimentare. Che, detto in altre parole, significa non tanto fondi in più ma un miglior utilizzo di quelli che già ci sono. «Occorre " è stato spiegato dalle associazioni " un vero e proprio cambio di marcia, che riteniamo possa essere compatibile con le pur ridotte finanze pubbliche».
Questione definita "decisiva" pare essere quella dei tempi
sia per il funzionamento degli strumenti di finanziamento in vigore, sia per riconoscere e analizzare i problemi su cui intervenire. Anche per non correre un rischio che spesso si trasforma in realtà: molti provvedimenti in favore delle imprese e della cooperazione agricola trovano attuazione quando di fatto sono «superati dalla realtà».
Certo, c'è anche una questione di soldi. Sempre le cooperative, per esempio, hanno spiegato che uno degli strumenti principe per il rilancio dell'agroalimentare " quello dei Contratti di filiera ", già previsto dalla legislazione nazionale, è al momento pressoché privo di dotazione finanziaria certa e non attivabile al Nord. A situazioni di questo genere, se ne aggiungono poi altre. Basta pensare, hanno ricordato sempre le coop, al Fondo per la ristrutturazione delle imprese in difficoltà, previsto dalla UE e istituito nel nostro Paese nel 2005, ma che, stando alla bozza del DM in corso di approvazione presso il Ministero dello Sviluppo Economico, prevederebbe criteri tali da non consentire alle imprese agroalimentari di accedere alle risorse.
È ovvio che a istanze di questo genere dovrà essere data una qualche risposta. Anche semplicemente per tenere conto del ruolo e del peso della cooperazione agroalimentare all'interno dell'economia nazionale. Alle Organizzazioni cooperative aderiscono, infatti, circa 6.000 cooperative, che hanno 866.000 soci conferitori ed esprimono un fatturato di più di oltre 32 miliardi di euro, con più di 90.000 addetti. Senza contare, poi, che complessivamente la cooperazione controlla il 35% della Produzione Lorda Vendibile agricola e il 24% del fatturato totale del settore alimentare. In molti settori le cooperative sono leader: basti pensare che nella classifica delle prime 50 imprese agroalimentari italiane figurano 10 cooperative.
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