sabato 24 gennaio 2015
Me lo regalò Gianni quel quadro che aveva appena finito di dipingere. È il fondo di una valle di montagna quando la notte è già scesa sul piccolo gruppo di case, una accanto all'altra quasi per dividersi l'ultimo alito di calore del giorno finito. È il momento magico quando basta un colore nelle sue sfumature del blu, il tocco leggero di una pennellata di bianco sui tetti e nell'angolo una piccola finestra accesa. È il sonno, il silenzio, la fine di una giornata. Il mio amico che da tempo soffriva il suo male, aveva dato al tono soffocato di una notte il compito di raccontare a chi lo amava l'arrivo inevitabile della sua fine, ma aveva lasciato quel punto di luce, come a dire non piangete voi che restate qui. Di quante lacrime è bagnata la nostra terra in questi anni di guerre interminabili, di atti di terrore senza fine, di soprusi sull'umanità. Le nostre giornate, anche le più modeste sono oscurate da immagini di dolore che ci seguono ovunque, tanto abbiamo migliorato le tecniche che ci permettono visivamente di trovarci quasi sul posto di ogni delitto, anche il più lontano. Come sarà possibile allora ottenere dal mondo giovane quella volontà positiva davanti alla vita, quella serenità necessaria per crescere, per donare, e soprattutto per costruire che è il compito che di hanno lasciato i primi padri del mondo. Come dare coraggio quando mi trovo davanti ragazzi che frequentano ancora la scuola e vogliono sentire non solo antiche esperienze, ma essere aiutati alla ricerca di una strada positiva, serena, bella come la loro giovinezza. Ricorrere sempre alla storia può lasciare un senso di delusione del presente, può sembrare di togliere un po' di polvere a un passato che raccontiamo più felice. Allora ci viene il dubbio che erano i nostri anni giovani a tingere di rosa le ceneri del nostro tempo. Ma alzando lo sguardo in una traiettoria più larga potremmo cogliere le straordinarie scoperte del mondo scientifico, in quello della medicina, nell'arte delle costruzioni le più fantasiose, nelle profondità del mare e delle montagne dove cerchiamo le risposte alla nascita della terra. E dovremmo guardare ancora più in là dove uomini e donne di fede aprono le braccia ai più poveri, ai disperati, a chi non ha più nessuno, a chi ha perduto la fede nella vita, a chi ha fame d'amore e di pace. Uomini e donne che hanno trovato la strada luminosa della carità anche quando non è necessario andare lontano, ma cercare accanto alla porta di casa per trovare chi vive nel deserto della malattia, della solitudine, dell'infelicità. Insegnare a vedere in positivo, a riconoscere la bellezza anche quando non sembra possibile. E infine prendere i giovani per le spalle e dire loro camminate, tirate fuori il vostro coraggio, l'inventiva, la forza. Quella piccola finestra è stata accesa per voi.
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