Agricoltura bio, Made in Africa
sabato 13 marzo 2010
Circa cinquemila agricoltori africani sono in grado oggi di trarre profitto dalla crescente popolarità e diffusione dei prodotti biologici nei paesi industrializzati. La notizia " battuta da qualche agenzia nei giorni scorsi " può apparire di scarsa rilevanza e invece non è così. Certo, cinquemila persone paragonate all'intera popolazione africana sono poca cosa, ma indicano una strada - una delle tante - che è possibile percorrere per risollevare le sorti dell'agricoltura africana.
Il risultato già raggiunto, è frutto di un programma Fao, finanziato dalla Germania, che ha aiutato i produttori africani ad ottenere la certificazione e conformarsi agli altri requisiti richiesti per la coltivazione e vendita di prodotti biologici. Ad essere coinvolti, sono stati
contadini e piccoli esportatori di Burkina Faso, Camerun, Ghana, Senegal e Sierra Leone che hanno così superato le ancora molte difficoltà oltre che migliorato le proprie capacità tecniche e la qualità dei prodotti. Soprattutto, sembrerebbe superato uno degli scogli principali che ostacolano la crescita della produzione agroalimentare: la commercializzazione. Secondo la Fao, infatti, alcune associazioni di contadini non erano mai riuscite, prima d'ora, ad esportare i propri prodotti, e nella migliore delle ipotesi li avevano messi sul mercato locale a prezzi molto bassi Adesso, invece, la maggior parte di queste associazioni hanno uno status legale, si riuniscono regolarmente, mantengono registri e sono costituiti da veri e propri membri associati con quote d'iscrizione. Il risultato? Le associazioni contadine sono adesso nella condizione di elaborare e negoziare contratti con gli esportatori. Tanto che - è stato spiegato - alcuni produttori di ananas del Ghana e del Camerun riescono ancora, nonostante la crisi economica, ad incrementare le proprie esportazioni. Facendo ancora riferimento al Ghana, inoltre, una trentina di produttori di ananas sono riusciti ad incrementare le vendite portandole da 26 a 116 tonnellate, dopo aver ottenuto la certificazione di produzione biologica. I guadagni ottenuti dai prodotti certificati, sono stati usati principalmente per comprare cibo e vestiario, e per pagare tasse scolastiche e spese mediche.
La parte essenziale del progetto, tuttavia, è servita
ad ottenere la costosa certificazione durante il periodo di conversione oltre che per ottenere migliori condizioni igieniche per ottemperare alle richieste norme internazionali di qualità.
E' chiaro che lo sviluppo agricolo dell'Africa non potrà passare tutto per le produzione biologiche. Sempre la Fao, tuttavia, spiega che le proiezioni indicano che nei Paesi sviluppati, nei prossimi tre anni, il mercato dei prodotti biologici e del commercio equo e solidale aumenterà tra il cinque e il dieci per cento: nuovi spazi e nuove opportunità potrebbero quindi aprirsi proprio per i piccoli contadini dei Paesi poveri. Sempre che iniziative come quella appena descritta non vengano bloccate oppure ostacolate.
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