mercoledì 2 settembre 2015
In bilico tra il desiderio innaturale di morire e l'istinto naturale di sopravvivenza, ieri mattina Angela (nome di fantasia), 48 anni, aveva telefonato ai carabinieri di Comiso (Ragusa) prima di andare a gettarsi di sotto. Un unico sprazzo di luce, nel blackout che aveva spento il suo cervello disperato. Un grido d'aiuto che i militari dell'Arma hanno subito raccolto, anche se Angela non aveva specificato il luogo del suicidio, accennando solo al baratro di una cava. Così, mentre un carabiniere prolungava la conversazione telefonica, cercando di prendere tempo e tranquillizzare la povera donna, i suoi colleghi riuscivano a individuare la zona e a recarsi alla "Cava delle Grazie".E qui la scena che si sono trovati davanti agli occhi ha sorpreso e spaventato anche loro: la donna era sull'orlo del dirupo a un'altezza di trenta metri. E aggrappato a lei, impegnato a trattenerla con tutte le sue forze, un ragazzino di 16 anni: suo figlio. Ormai era allo stremo, rischiava di precipitare con la madre, ma non mollava la presa. Ora le persone da salvare erano due e ai militari non è restato che provare a distrarre la donna per gettarsi su di lei e sul ragazzo. La mossa è riuscita e madre e figlio sono stati messi in sicurezza fino all'arrivo di altri militari e del personale del 118, che li ha trasportati all'Ospedale Civile di Comiso. Angela è stata salvata dalla sua telefonata e dalla prontezza dei carabinieri, ma ancor più da quella stretta potente e pronta a tutto, quella di un figlio che non è disposto a perdere chi lo ha messo al mondo e gli ha dato la vita. Ieri lui gliel'ha restituita.
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