Adorno e la crisi ontologica dell'«io» nella società contemporanea capitalista
sabato 8 maggio 2010
È appena uscita per le edizioni Diabasis, a cura di Italo Testa, una raccolta di saggi di Theodor W. Adorno sul tema e con il titolo La crisi dell'individuo. Proprio "Avvenire" ne ha anticipato un brano mercoledì 5 sul romanzo Usa. Il nome di Adorno circola ancora, le sue opere da diversi anni sono state riscoperte in Italia da una serie di giovani studiosi. Ma si può tranquillamente dire che più in generale il suo pensiero risulta "fuori commercio". Tuttora si vocifera che Adorno abbia esercitato molta influenza soprattutto negli anni Sessanta. Ma questo è avvenuto in Germania, dove aveva seguaci e allievi diretti, da Habermas fino a un leader del movimento studentesco come Hans Jürgen Krahl, morto in un incidente d'auto a ventisei anni. In Italia l'influenza di Adorno e della scuola di Francoforte è stata limitata e superficiale.
Nei sei testi presentati da Italo Testa, scritti fra il 1940 e il 1965, al centro dell'interesse di Adorno c'è il rapporto individuo-società. Nell'individuo, nella sua fenomenologia e ontologia sociale, Adorno legge le trasformazioni sia economiche che culturali del capitalismo. Gran parte del fascino di Minima moralia (1951), il capolavoro aforistico di Adorno, deriva dal fatto che il lettore non è trascinato nel mondo delle grandi idee, ma è guidato nell'osservazione della vita privata, fino a constatare che la logica del dominio produttivo, tecnico e pubblicitario ha trasformato l'intera vita umana. L'oggetto di studio dei moralisti e degli psicologi, cioè l'uomo, non è più lo stesso, dice Adorno: «In ampi strati della popolazione non esiste più alcun "io" in senso tradizionale».
Se questo è vero, «estremamente problematica» diventa non solo l'educazione culturale ma anche la liberal-democrazia, dato che presuppone in ogni cittadino-elettore un individuo razionale e capace di libere scelte. Le finalità del sistema sociale tendono a sequestrare la possibilità che gli individui concepiscano finalità proprie. Per vivere e sopravvivere l'individuo avrà sempre più bisogno di nutrimenti culturali che la società non prevede e non offre.
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