giovedì 24 dicembre 2015
Scoperte: acqua, ora calda ora fresca. Ieri “La Stampa” (p. 30) con tirata d'orecchie al mondo: «Chi ha detto che meditare significa svuotare la mente?». Leggi una lezione, per carità tutta laica e certificata da un illustre psicologo, sulla necessità del «meditare… almeno 20 minuti al giorno»: fa benissimo! Va bene, ma meditare, contemplare, tacere e magari ascoltare sono da secoli patrimonio della fede ebraico-cristiana. E con quale ricchezza di vite e di lezioni scritte, ma non «effimere». Infatti resistono al tempo. Che dire? Che arrivare in ritardo è lecito, ma se chi lo fa strilla che è contento di arrivare prima di tutti, allora un po' fa sorridere. Sempre ieri capita (“Il Fatto”, pp. 1 e 24: «Metti Osho al posto del maschio») che Massimo Fini scopra la crisi degli uomini-maschi che incoraggerebbe gli uomini-femmine a cercare un singolare rifugio. Inizio perentorio: «Non conosco donna, tra i 35 e i 55 anni, che non sia attratta dall'esoterismo». Beh! Forse certe conoscenze sono molto ristrette, e anche qui c'è un certo ritardo, forse incolpevole, ma che non cambia la realtà. La crisi dell'uomo-maschio, come padre e quindi anche come corrispettivo della donna, fu preannunciata già da Alexander Mitscherlich a fine anni 50. Osho o non Osho il discorso è serio: la «virilità» è scomparsa? Dipende. L'umanità non lo è di sicuro, e Natale è la festa del “Dio con noi”, “l'Emanuele”, che non ha bisogno di Osho, e divinizza per grazia ogni realtà davvero umana, uomini e donne. E perciò anche soltanto ieri le pagine, in un senso o nell'altro, sono tante: «Quel posto in più sulla tavola della festa» (“La Stampa”, pp. 1 e 22), «Natale non è eccezionale» (“Il Foglio”, p. 1), «Liturgia della dissipazione» (“Manifesto”, p. 10). Una sorgente di acqua viva, comunque. E allora Buon Natale a tutti!
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