venerdì 2 dicembre 2022
Fu un successo di breve durata ma di grande intensità quello di Acheng e della sua trilogia: Il re degli scacchi, Il re degli alberi e Il re dei bambini, cioè della Trilogia dei re, storie di personaggi comuni e tutt’altro che regali ma uniti dalla capacità e ostinazione di saper resistere alla storia con la maiuscola, che pure li aggredisce e può travolgerli. Nato a Pechino nel 1949, figlio di un intellettuale che si occupava di cinema, come tanti giovani del dopo-Rivoluzione Acheng,
fu spedito in campagna a rigenerarsi, durante la “rivoluzione culturale” escogitata da Mao all’interno della sua lotta per la conservazione del potere, per la vittoria della sua linea, certamente radicale nonostante le (“confuciane”) concessioni alla Storia. È da quell’esperienza durissima di vita tra contadini che né li capivano né li amavano che nacquero le semplici e affascinanti storie dei “tre Re”, esemplari ma comuni vicende di chi alla Storia tenta di resistere pur nella volontà di contribuire a farla più giusta... Il successo di quei tra racconti, quasi degli apologhi e di un’essenzialità narrativa che potremmo perfino chiamare brechtiana (sapendo quanto Brecht ha imparato da quella tradizione) fu straordinario, e quando Acheng venne in Italia e dovetti andare a prenderlo io alla stazione di Milano, si sbalordì di essere riconosciuto e fermato e festeggiato da un gruppo di giovanissimi che avevano letto i suoi racconti e visto qualche sua foto. “Ma tu sei Acheng!” esclamò uno di loro, e lui proprio non se l’aspettava... Scrisse poco d’altro, Acheng (Vite minime, Chiacchiere, un Diario veneziano dovuto a una fondazione che lo volle ospite sulla laguna...), o poco ne è stato pubblicato dopo di allora, e si sa ben poco di lui, solo che è vissuto o ancora vive in volontario esilio dalle parti di Los Angeles, dove in passato si era guadagnato da vivere facendo il ciabattino... Prima del premio Nobel Mo Yan, fu lui l’alfiere di una nuova letteratura cinese di cui oggi si ricordano solo gli specialisti. E tra questi specialisti vorrei ricordare alcune donne di grandissimo valore, da Maria Regis (fondatrice delle Edizioni Oriente, finanziate da Pechino, per le quali non mi vergogno di aver tradotto dalle edizioni cinesi ufficiali in lingua francese documenti e perfino un “classico del romanzo moderno cinese”, Mezzanotte di Mao Dun...) a Edoarda Masi, entrambe morte molti anni fa, e a Maria Rita Masci tuttora attiva e bravissima. Fu lei a farci scoprire Acheng, una meteora che avrebbe voluto annunciare al mondo una Cina più amabile e più saggia. © riproduzione riservata
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