martedì 3 aprile 2018
Sintonie. In rete domenica – «Racconti. Se Papa Francesco uccide la Chiesa» – Augias per cui, gentile, «ogni religione è incultura e oscurantismo» – presenta “Come la Chiesa finì”, un libretto di A.M. Valli che accusa così papa Francesco: «Parla il meno possibile di Dio e il più possibile dell'uomo». Le parole mi rimbalzano sul pc proprio mentre in tv papa Francesco a mezzogiorno dice Urbi et Orbi che «la resurrezione di Cristo è la vera speranza del mondo (...) quella dell'amore che si abbassa, perché l'amore rinnova il mondo». Augias non sa, e forse non gli interessa, che l'“annuncio” è «Dio si è fatto uomo», ma l'Autore del libretto dovrebbe saperlo, e la vera sintonia tra i due è che ciascuno crede di essere l'unico a pensare per tutti, increduli da una parte e credenti dall'altra, e così il tutto pare un po' ridicolo. Infatti la Chiesa non finisce mai, da duemila anni: il contrario lo hanno pensato in tanti e la coda è lunga... Stesso giorno, 1 aprile, una nota per due inconsapevoli “pesci”. Sul “Giornale” (p. 4) Giancarlo Mazzuca è deluso fin dal titolo: «Il Papa non frena il dialogo con l'Islam»! Una sola domanda: e perché mai dovrebbe? Altro pesce sul “Tempo” (pp. 1 e interno) Marcello Veneziani: «Ho fatto un sogno: era arrivato Papa Pasquale». Racconta che «nel giorno di Pasqua» si è addormentato e ha sognato «un nuovo Papa con la testa d'uovo e una grande barba», si chiama “Pasquale”, può parlare «in aramaico», ma preferisce il latino, usa il «noi» maestatico, ha «un programma santo e grandioso» con «Rito e liturgia come ponti d'oro...» e «voce festosa... come una campana». Dormiva Veneziani, ma lo ha risvegliato una voce che gli ha detto: «Ma io non sono Pasquale»! Per lui era la «voce di Totò»! Che però certo gli direbbe un'altra cosa: «Anche la groviera ha i buchi, ma non si lamenta», e poi non lo racconta in pagina.
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