mercoledì 29 agosto 2018
Di solito le feste patronali del Sud prevedono il finale con il botto. Ma nei giorni scorsi a Lecce non sono bastati i giochi pirotecnici per chiudere i festeggiamenti in onore dei santi patroni della città e della diocesi, Oronzo, Giusto e Fortunato. La diocesi e l'arcivescovo Michele Seccia hanno voluto lasciare un segno in più. Molto più duraturo delle scie di fumo dei fuochi d'artificio. Anche perché l'arcivescovo non vuole fermarsi, «spero possa replicarsi anche in altre occasioni di festa»: una grande cena per tutti i poveri della città in una dei templi barocchi più belli di Lecce. «È stato un modo straordinario – ha aggiunto Seccia – di condividere la gioia della famiglia cristiana attraverso un gesto semplice che qui è da anni ormai vissuto quotidiano». Non un episodio occasionale, dunque, se non per la location e la circostanza: ogni sera, infatti, sono attivi nelle zone più difficili della città alcuni punti ristoro che si affiancano alle tre mense della Caritas diocesana, in grado di servire oltre trecento pasti caldi al giorno.
Volontari Caritas dalle parrocchie della città hanno allestito nella chiesa di Sant'Irene – già sede dei Teatini – una lunga tavolata nella navata centrale con un grande buffet che, non trascurando i piatti della tradizione della festa, si è colorata delle pietanze multietniche per non trascurare nessun palato. Alcune centinaia di persone, anche intere famiglie e qualche turista di passaggio, hanno goduto della festa e hanno potuto partecipare del calore più autentico della comunità leccese.
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