giovedì 5 maggio 2016
L'Opera S. Teresa di Ravenna, il Cottolengo della Romagna o Cittadella della carità, che accoglie in varie strutture oltre 400 malati e persone in difficoltà, ha aperto le porte ad altre "povertà moderne": 35 richiedenti asilo (10 nigeriani e 25 pachistani), alcuni senza tetto, che nel frattempo sono diventati dei volontari all'interno della struttura, e una famiglia in emergenza abitativa. Ma l'accoglienza più significativa è quella che riguarda il piccolo Vadym Romanenko, disabile ucraino di 5 anni che non cammina e che si nutre solo con l'aiuto della mamma Inna che lo accompagna. Spiega il direttore dell'Opera, don Alberto Camprini: «Vadym è il primo bambino che beneficia dell'accordo tra la diocesi di Ravenna-Cervia e quella ucraina di Buchach per l'accoglienza di bimbi con gravi disabilità (lesioni cerebrali) per soggiorni terapeutici». L'obiettivo è di sostenere, con i servizi socio-sanitari dell'Opera fondata nel 1928 da don Angelo Lolli, le famiglie ucraine colpite dalla guerra civile, dalla crisi economica e prima ancora dall'incidente nucleare di Chernobyl. Commenta il direttore don Alberto: «Accoglieremo due bambini l'anno, permettendo loro di fare un check-up generale e sedute di fisioterapia, oltre che dare sollievo alle famiglie». L'accordo è nato dopo la visita del vescovo di Buchach, che ha chiesto aiuto per i bambini ucraini cerebrolesi. In S. Teresa l'arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, ha aperto anche una Porta Santa del Giubileo. L'aiuto ai bambini ucraini è «una porta santa vivente della Misericordia».
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