mercoledì 12 settembre 2018
Si diceva “giocare alla viva il parroco” e mi ricordo come e perché all'oratorio, quando stava scadendo il tempo dei giochi - e della partita - venivano messi in campo tutti gli attaccanti per trovare i gol, vincere la partita e passare ad altro. La Nazionale di Roberto Mancini s'è messa a giocare “alla viva il parroco” sfornando una soluzione tattica mai vista prima. Perché passando da Fabbri a Valcareggi, a Bernardini, a Bearzot, a Vicini, a Maldini, a Zoff, a Trapattoni, a Lippi, a Donadoni, a Prandelli, fino a Conte e Ventura nessun Ct ha mai sottovalutato una buona difesa sulla quale costruire un centrocampo ora difensivo ora offensivo e un attacco più forte nella misura in cui si sentiva più “spinto” o protetto. Lo stesso Sacchi, ammirato per il coraggio aggressivo, non ha mai snobbato la difesa. Portogallo-Italia è lí, perfettamente inquadrata dal susseguirsi di moduli sempre più coraggiosi, direi anzi disperati: il 4-4-2 poneva gli azzurri in posizione d'attesa e rilancio davanti al 4-3-3 avversario; le prime disavventure difensive, rivelate da alcuni errori marchiani e dalle paratissime di Donnarumma, invece di suggerire prudenza hanno acceso nel Ct la voglia matta della sfida, dunque 4-3-3 alla pari (ma loro con Bruma e Da Silva pericolosissimi, noi con molti nomi e pochi fatti, Immobile, Zaza e Chiesa non pervenuti) per finire con un 4-2-4 proprio “alla viva il parroco” quando dal 59' Mancini ha mandato in campo Berardi, Emerson (difensore con propensione all'offesa) e Belotti, ch'era semmai da utilizzare fin dall'inizio. Per non dimenticare Italia-Polonia, tutto sommato più decente, la regia televisiva inquadrava in tribuna Balotelli, massacrato dalla critica ma largamente imitato dai suoi successori o sostituti, questo si vedrá. Con il dolce ricordo oratoriale nell'approccio a questa sciagurata partita non posso infierire più di tanto su Roberto Mancini che, moderatamente afflitto, insiste sul suo mantra “largo ai giovani” aggiungendovi un “Lazzari vieni fuori” che purtroppo non ha coinciso con un risveglio dell'interessato e del gruppo: fra amichevoli e Europa Nations League l'Italia di Mancini non ha vinto una partita sicché ci troviamo con un'annata di sconfitte a partire dall'ultimo successo, sull'Albania, colto dalla Nazionale di Ventura. Se poi vogliamo trovare altri dati statistici significativi, sottolineerei l'assenza di juventini dopo vent'anni (in partite ufficiali): Maldini ne fece a meno, nel '98, al Mondial francese, per spezzare le reni a un Camerun riformato, 3 a 0. “No Juve” vuol dire - ripensando ai due Mondiali vinti nell'82 e nel 2006 - non solo “no” alla vittoria, tanti ce n'erano in squadra, ma soprattutto “no” alla sicurezza difensiva e all'intelligenza costruttiva del centrocampo. Mi limito a due nomi: l'ultimissimo Chiellini, tenuto in panchina a dettare entusiasmo (?) e il vecchio Tardelli in tivù a fingere toni paterni quando si capiva che avrebbe voluto urlare tutto il suo disappunto per un'Italietta senza vigore nè orgoglio.
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