martedì 1 luglio 2014
Era quasi morto e invece adesso corre e salta felice. La salvezza di Ferej, bambino eritreo di 6 anni, è merito della bravura dei medici dell'Ospedale pediatrico apuano (Opa), presenti in un campo ospedaliero dell'Asmara, ma anche della tenacia di suo padre, che l'ha portato in braccio per più di trecento chilometri per farlo curare. In meno di due settimane, mangiando e bevendo pochissimo, l'uomo ha percorso, per lo più a piedi, la distanza tra il piccolissimo villaggio in cui vive con la famiglia e la capitale dell'Eritrea, dove operano i medici italiani. «Quando sono arrivati – racconta Nadia Assunta, uno dei medici che ha operato il bambino – erano entrambi disidratati. Ferej aveva un solo ventricolo e un cuore grande quanto tutto il suo torace, oltre ad alcune ustioni sul corpo, perché lì i santoni curano con le bruciature. Era quasi morto, ora gioca in piena salute, anche se il suo cuoricino rimarrà sempre malato». Per curare il piccolo Ferej, i medici dell'Opa, coordinati dal primario di cardiochirurgia Bruno Murzi, gli hanno impiantato un pacemaker e successivamente lo hanno portato in Italia per proseguire la convalescenza e la riabilitazione. Il piccolo resterà all'ospedale di Massa ancora per qualche tempo e poi potrà tornare a casa. Dove ad attenderlo troverà il suo coraggioso e forte papà.
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