martedì 17 novembre 2015
Sono ritornate per essere di nuovo ammirate nella loro imponente ed emozionante bellezza, novanta statue di donne e uomini, dei e guerrieri che giacevano rinchiuse nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Per anni avevano accolto i visitatori nel grande atrio di accesso al Museo. Poi, come stelle del cinema sul viale del tramonto, in seguito anche a un programma di restauro che svuotò le navate colme di opere provenienti da Pompei, Ercolano, Cuma, Pozzuoli, Baia e Roma, un giorno del 1995 erano state accantonate, rimanendo in ombra per vent'anni, nascoste agli occhi dei visitatori, divenendo improvvisamente tesori nascosti. Ora questi "Beni culturali invisibili" sono tornati alla luce. Proprio alla luce del sole, poiché la grande teca di vetro sotto la quale sostano si trova nel giardino settentrionale interno al Museo. La struttura con i suoi preziosi tesori è esplorabile anche dall'interno del Museo attraverso telecamere comandate dal visitatore.La riscoperta è avvenuta grazie alla collaborazione tra il ministero dei Beni Culturali e la Fondazione Telecom Italia che ha sostenuto il Progetto "Storage-Beni culturali invisibili", contribuendo a gran parte dell'impegno necessario per portarlo a termine. Un momento che segna anche una nuova collaborazione tra pubblico e privato per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale. In questo caso, permettendo finalmente a busti, bassorilievi, altari e fontane di raccontare parte della nostra storia e di riprendere il proprio posto nei percorsi dell'Archeologico napoletano.
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