mercoledì 25 settembre 2019
Nella Milano dei grattacieli che hanno cambiato lo skyline della città c'è tanto verde, secondo la teoria che è meglio cubare spazi verso l'alto che in orizzontale. E le villette a schiera rischiano di finire nel politicamente scorretto. Nella zona di City Life è comunque uno spettacolo vedere il grande spazio degli orti, con le galline che razzolano all'ombra dei grattacieli. Un gruppo di giovani, ogni giorno, coltiva ortaggi e verdure che il sabato mattina sono pronti per la raccolta da parte degli abitanti di quel complesso moderno. Al lunedì possono accedere a pagamento anche i cittadini, mentre tutti i giorni è aperto un locale che offre centrifugati. Il tutto è un segnale quanto mai attuale, in questa settimana nella quale si celebra lo sciopero per il clima e dopo la decisione assembleare dell'Onu di giungere alle emissioni zero entro trent'anni. L'orto è diventato una tendenza e anche ad Asti, dove viene presentata la prima casa del futuro (scollegata dalla rete elettrica e da quella del gas: un'abitazione del tutto autosufficiente), sull'eco-terrazza non manca la coltivazione di pomodori e insalate, oltre alla presenza di tanti alberi. La gara a chi vuol farci vedere un futuro più sostenibile è dunque partita, compresa la curiosità della cotoletta alla milanese messa sul banco degli imputati: secondo uno studio dell'Università Cattolica, infatti, inquinerebbe come un'auto Euro 0... A questo punto sorge però una contraddizione tutta milanese: da una parte i polmoni verdi, dall'altra le orecchie di elefante che rischiano di diventare simbolo negativo. Ironia a parte, il vento di pulizia che non da oggi ha lambito il sentimento delle nuove generazioni fa i conti con un'esponenziale esposizione mediatica, per cui ciò che ieri era normale, oggi è già fuori gioco. Anche gli aerei hanno il dito puntato contro: sarebbero fra i principali fattori di inquinamento e i tragitti brevi non sarebbero politicamente corretti. «Si stava meglio quando si stava peggio», dunque? La verità è che non è possibile arrivare a un risultato globale e benefico sull'ambiente se non si rinuncia, nel piccolo, a qualcosa. E qui, mentre la virtù verrà imposta con leggi e gabelle nuove, per cui chi ha un'auto – diesel o benzina che sia – prima o poi verrà tassato e additato al pubblico ludibrio, al pari di quanto succede ai soggetti in sovrappeso, ritorna il tema dell'educazione. Il mio amico Fulvio Viesi, che si sta preparando a raccogliere le castagne, quando fu assessore a Brentonico reintrodusse la festa dell'albero nelle scuole. Un gesto semplice, che si era perduto come l'ora di educazione civica. Ma tutto va di pari passo: educarsi al bene comune mettendo in atto gesti che magari non cambiano il mondo, ma ricreano una mentalità. Su questo dovrebbe investire un governo che non vuol figurare come una realtà a scadenza breve.
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