giovedì 23 agosto 2018
«Quel Muro che risorge» Ieri ("Corsera", p. 21) Paolo Valentino racconta che a Berlino per un mese «si replica, a beneficio dei turisti, l'universo totalitario della Ddr». Tornano ricordi forse qui non del tutto nuovi. Estate 1973: in un Ospedale ad Ovest, zona Nikolassee e Zehlendorf , cappellano in servizio per la Diocesi, debbo spesso passare il confine. Cattedrale di Santa Edvige e Curia vescovile sono ad Est, oltre quel Muro. La Chiesa cattolica non ha mai accettato la divisione in due. Vuol dire passare quella barriera tra due mondi opposti, che fino al crollo del 1989 ha significato – leggo – «140 morti, migliaia di carcerazioni, tragedie familiari, repressioni e continua minaccia di un conflitto mondiale». Ogni passaggio una penitenza di controlli, di ordini, di minacce, di cavilli per dire no, soprattutto se dicevi ove eri diretto. Dovevi comprare almeno 10 marchi orientali, che non valevano niente, e spenderli tutti altrimenti non uscivi, mitra spianati e ripetute perquisizioni... Per fortuna anche altri ricordi più simpatici. Ogni mattina prestissimo, andando a celebrare per le suore e qualche degente, un'anziana signora mi fermava rovesciandomi addosso le sue preoccupazioni e richieste in un tedesco dialettale del tutto incompreso da me: mai capito una parola! Rispondevo "ja", e se lei manifestava problemi correggevo subito con un "nein". Avanti così per 3 mesi: 5 minuti almeno ogni mattina, circa 450 minuti, 7 ore e mezza! Insuccesso? Tutt'altro! Qualche mese dopo la Superiora dell'ospedale mi chiamò per dirmi che la signora era morta, e che chiedeva di chiamare «il cappellano italiano». Mai trovato – diceva – «einen so guten Priestern», un così bravo prete in vita sua! Quando si dice che chi comanda è il Signore, e che certe cose, tra annuncio evangelico e sacramenti avvengono ex opere operato è detto molto, anzi forse tutto: e non c'è Muro che tenga!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI