martedì 20 maggio 2014
La passerella in mezzo al campo, il viaggio sul pullman scoperto, i caroselli di auto in centro. Nel calcio le feste scudetto sono più o meno tutte uguali. A fare la differenza è il modo in cui matura la vittoria. Accanto alla marcia schiacciasassi del Bayern Monaco in Germania, ecco lo scudetto juventino dei record. E per un titolo super annunciato del Psg in Francia, c'è il successo a prova di coronarie del Manchester, sponda City, in Inghilterra. Discorso a parte merita il trionfo spagnolo dell'Atletico Madrid. I colchoneros ("materassai") hanno stupito due volte. Prima per la forza del collettivo e l'acume del tecnico Simeone, poi per l'idiosincrasia alla vittoria. Proprio sul più bello, l'altra squadra di Madrid ha iniziato a rallentare. Epilogo sabato al Nou Camp, in casa del Barcellona, cui serviva vincere per confermarsi dominatrice. E invece, come nei migliori film gialli, è arrivato un pareggio. In realtà, sabato a trionfare sono stati in due. Perché con l'Atletico ha vinto anche il Barça, o almeno i suoi tifosi. Al triplice fischio dell'arbitro infatti tutti in piedi, ad applaudire i nuovi campioni. Con Simeone, in mezzo al campo, a ricambiare l'ovazione. Ora qualcuno dirà che i supporter blaugrana hanno optato per il male minore e che, piuttosto del nemico storico Real, va bene anche l'Atletico. Ma a noi piace pensarla in modo diverso. Vogliamo credere che il calcio possa diventare una sinfonia, un abbraccio collettivo. E che un successo meritato valga sempre un sorriso, un inchino, un applauso. E poco importa, anzi è persino più bello, se si grida "W" con la morte nel cuore. E le lacrime agli occhi.
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