venerdì 3 agosto 2018
Ha rischiato la vita a 4 anni il bimbo che, senza che i genitori se ne accorgessero, ha ingerito una batteria «killer», in grado di bruciare l'esofago, la trachea e le arterie toraciche. A salvarlo, l'equipe multidisciplinare dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il bimbo aveva ingoiato una pila a bottone di uso comune nei videogiochi, ma solo quando ha cominciato a manifestare dolori al pancino, la mamma e il papà si sono resi conto che qualcosa non andava. I medici del nosocomio, di fronte al persistere del malessere del piccolo, hanno individuato il corpo estraneo (invisibile all'esame ecografico) attraverso una radiografia addominale e hanno fatto scattare le procedure di emergenza previste dal protocollo nazionale ed europeo, Sigenp e Espghan-Esge, alla cui stesura hanno contribuito gli esperti di Chirurgia endoscopica digestiva del Bambino Gesù.
In sostanza, se si fosse intervenuto d'urgenza con la sola rimozione endoscopica ma senza l'équipe multidisciplinare, il bimbo avrebbe rischiato di morire per le conseguenze delle possibili lesioni interne prodotte dalla pila, causa di emorragie «irrefrenabili». Pile di questo tipo, spiega il responsabile della Chirurgia endoscopica digestiva Luigi Dall'Oglio, «possono generare fistole tra l'esofago e la trachea o le arterie toraciche. E nel caso del nostro piccolo paziente la pila a bottone si trovava a soli tre millimetri dall'aorta». Insomma, la tempestività è stata necessaria, ma senza il sistema di protezione per scongiurare tutte le possibili conseguenze, si poteva rischiare il peggio.
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