sabato 27 giugno 2009
Solo quell'ora d'allegria dei sudafricani con le loro diaboliche trombette (prima che una velenosa punizione di Alves punisse i "Bafana Bafana" e spedisse in finale il Brasile) ci ha restituito l'esatta dimensione - più morale che tecnica - della Confederations Cup. Ancorché voluto dal cinico Sepp Blatter, il misconosciuto torneo è un classico evento benefico partorito dal perfido calcio. Diciamo come le Nazionali degli artisti o altri eventi che non configurano necessariamente un business. Il rischio della speculazione si è corso, quando l'Italia ha battuto gli Usa con un grande "Pepito" Rossi che sul momento aveva raggiunto quotazioni stellari, dimenticate dopo la batosta brasiliana. Per inciso, vorrei ricordare l'iniziativa federale molto seria, durata fino al Mondiale del '94, quando il mercato che riguardava gli azzurri doveva essere concluso prima del torneo, onde evitare iper o sottovalutazioni dovute ai risultati. Nel caso specifico, il crollo delle azioni azzurre ha riportato tutti gli uomini di Lippi allo status quo ante: drammatico. E Giuseppe Rossi, una volta di più, dopo essersi sentito definire Campionissimo e Fenomeno, rischia di tornarsene al Villarreal, sedotto e abbandonato. La Confederations - dicevo - ha dato una mano al Sudafrica ricco e disperato, mettendone in luce bellezze e precarietà prima che il prossimo Mondiale diventi certezza assoluta: c'è ancora
molto lavoro da fare per garantire una manifestazione minimamente protetta dal punto di vista logistico e decentemente avviata a un successo tecnico. Tutto si potrà fare, d'ora in avanti, per la sicurezza e l'ospitalità, tutto, fuorché spianare le montagne. Perché il colpo degli Usa sulla Spagna e l'eccellente prova del Sudafrica contro il Brasile hanno messo in evidenza il problema dell'altura: oltre i 1.300 metri
(e la semifinale vinta del Brasile si è giocata ai 1.700 metri di Johannesburg) il calcio è un'altra cosa. Intanto serve un'adeguata preparazione (che l'Italia, ad esempio, aveva a Messico '70 e non a Messico '86), poi devi dare la preferenza a giocatori fisicamente in grado di sopportare l'altura, dunque con privilegio dei giovani. Gioventù vorrà dire anche concreto tentativo di partecipare al Calcio Allegria esibito dai Sudafricani. Balotelli e Cassano li avrebbero esaltati, i ridenti trombettieri, e allora portiamoli, tra un anno, lasciando a casa remote nostalgie e perniciosa gratitudine. Così ci prepareremo al Grande Cambiamento del calcio. Le cronache di questi giorni parlano chiaro: ai festosi "Bafana Bafana" si sono accompagnati i coraggiosi ragazzi della Nazionale iraniana che, con una fascia verde al braccio, hanno testimoniato la loro solidarietà per chi in piazza, a Teheran, difendeva la libertà. Il gioco del pallone cresce in un Mondo Nuovo: non così stupidamente mercantile come vogliono venderlo lo stoldo Real Madrid e i suoi imitatori impegnati a rinverdire il mito dei "Ricchi Scemi".
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