sabato 30 marzo 2013
La sala del Carroccio, al piano terra del Palazzo del Campidoglio, ha conservato il fascino del tempo antico presentandosi agli spettatori con reperti dell'epoca romana. Il 27 marzo vi si teneva un convegno su una nuova concezione dello sviluppo dei movimenti cristiani d'Europa nei confronti dei Paesi dell'Africa. Sconvolgendo la situazione come ci viene presentata dai media, è il continente africano che viene in aiuto ai nostri Paesi europei. Davvero particolare pare questo nuovo modo di vedere la situazione attuale, così difficile da affrontare anche nella nostra antica Europa. Ma ecco i rappresentanti di piccole imprese che assicurano lavoro ai loro dipendenti mantenendo un gemellaggio con le cooperative africane, pur chiedendo all'Europa che nel suo bilancio vengano favorite le imprese impegnate in questa nuova prospettiva per il futuro dei due continenti. Non dimentichiamo che fino ad ora abbiamo solo cercato, come civiltà occidentale, di sfruttare le ricchezze del luogo ricambiando con moneta di carta il suo oro, i diamanti e tutto ciò che questa terra ricca non ha saputo nei secoli passati usare da sola. Abbiamo dimenticato il nostro sogno di civiltà anche quando abbiamo incominciato a parlare e a costruire una Europa unita permettendo che il denaro si rivelasse l'idea predominante, al di sopra della promozione dell'uomo e della sua anima. Abbiamo finanziato le loro guerre, abbiamo usato anche a nostro vantaggio il lavoro minorile delle loro imprese, non abbiamo saputo rendere liberi i bambini-soldato. Con tutto ciò l'Africa è più forte e, per quanto sembri una assurdità, essa verrà in aiuto all'Europa per tutto ciò che abbiamo perduto: la spiritualità, il senso della comunione, la serietà politica, il sogno del futuro. È questo che hanno bisogno di ritrovare i nostri giovani, così incapaci di resurrezione. Allora sarà il Movimento africano dei bambini e giovani lavoratori (Maejt) che, individuando 12 diritti prioritari per la loro esistenza, svilupperà quel programma di promozione che il mondo libero non ha saputo offrire loro. Due bambini di 15 anni salirono un giorno nel vano del carrello di un aereo in partenza per Bruxelles dalla capitale della Guinea. Il freddo e la mancanza di ossigeno tolse loro la vita, ma nella tasca di un loro vestito venne trovata una lettera che incominciava così: «Alle loro eccellenze i signori membri e responsabili d'Europa, aiutateci, abbiamo problemi, i bambini non hanno diritti... vi chiediamo di fare una organizzazione utile perché l'Africa progredisca, ma soprattutto vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi». Nello studio sarà la loro promozione, non nei pacchi di merendine, di matite colorate, di abiti che noi inviamo loro senza nessuna fatica, dai nostri Paesi.
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