sabato 16 febbraio 2013
Quando si deve chiedere al lettore di fermarsi qualche minuto sulle notizie proposte da chi scrive, è giusto dare prima la visibilità del luogo di cui si parla perché gli sia più facile sentirsi dentro la notizia e non solo distratto spettatore. Naturalmente questo sembra necessario per le piccole notizie, non per i fatti chiaramente degni delle prime pagine. Ma come si fa a decidere quali sono gli avvenimenti che meritano grandi spazi e quali invece poche righe, a volte solo il silenzio, nemmeno una foto? La Fondazione internazionale medici per l'Africa centrale (Fimac), in quale pagina merita di essere ricordata? Un vento freddo trascina carte e oggetti non previsti davanti all'ingresso ricco di piante verdi e di cristalli dove un mucchio di valigie di ogni forma aspetta una locazione adatta. I turisti con il bavero del paltò alzato cercano l'interprete di questo albergo grande e moderno nella periferia della capitale, quando finalmente una vetrata si apre e un inaspettato calore conforta chi è arrivato senza conoscere il programma del viaggio. In fondo, dopo alcuni corridoi, si arriva in una piccola sala dove un gruppo di persone ascolta in silenzio chi illustra delle fotografie e dei brevi filmati che raccontano il proprio lavoro in Africa. «Dove?». Chiede chi è arrivato in ritardo. Nel Burundi. «Ma dove è il Burundi?». Silenzio in fondo, dice una voce. Piccolo Stato dell'Africa equatoriale, affacciato sul lago Tanganica, non ha ancora dimenticato l'ultima guerra fratricida pagata con un milione di vittime. Mutilati, invalidi, cui si aggiungono una grande indigenza e una povertà che non si sa raccontare. La denutrizione, le epidemie malariche, le carenze igieniche aggrediscono anche i bambini che denunciano, con i loro grandi occhi scuri, la difficoltà a crescere. Un gruppo di giovani chirurghi da anni dedica le vacanze alla cura di questi fratelli meno fortunati. Diceva Madre Teresa di Calcutta: «Sappiamo bene che quello che facciamo è come una goccia nell'oceano. Senza questa goccia avremmo, però, un oceano più piccolo». Parole che si possono certamente applicare a questi medici, che nel curare le ferite e le anomalie danno vita al valore della solidarietà senza proclami e con poche parole; come oggi vediamo in questi piccoli filmati, modesti nella forma, ma ricchi di tanta umanità. Medici samaritani che assieme alle medicine e ai ferri usano il loro amore per vincere le malattie. Ho sentito dire da uno di loro: «Solo in questo Paese disperato e povero ho visto cosa è la dignità della vita». Dignità, breve parola che dà significato al grande impegno di vivere. Ma le ampie misure dell'Africa, la terra più antica, i suoi laghi, gli orizzonti e l'aria potente che solleva la sabbia e l'odore degli animali, tiene per sé la sua bellezza che concede solo a chi la sa amare.
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