Tre piccoli cinesi con bisogni speciali
sabato 26 aprile 2014
“Manuel è nostro figlio. Sta per compiere quattro anni, vive con noi da quando ne ha due e lo abbiamo adottato in Cina. Non riesco proprio a spiegare quanto siamo felici ora che lui è qui”. Margherita Bottazzi, 41 anni, è un’insegnante di Milano. Ha gli occhi lucidi mentre parla di Manuel, quel figlio tanto atteso che “mi ha rivoluzionato la vita, ovviamente in meglio”. Nelle sue parole di mamma perdutamente innamorata del proprio figlio ci sono anche spazio e desiderio di raccontare quella che è stata ed è la loro esperienza di famiglia con gli “special needs”, quei “bisogni speciali” con cui alcuni bambini devono confrontarsi. Si tratta spesso di problemi di salute più o meno gravi che spaziano dall’ipoacusia alla sordità, dallo strabismo al labbro leporino, passando per la palatoschisi e le malattie infettive. E la mission del Cifa di Torino è trovare famiglie italiane che accolgano un folto gruppo di bimbi cinesi abbandonati.
Guai di salute che spesso necessitano, all’arrivo in Italia, di un periodo breve di ospedalizzazione, esattamente come è successo a Manuel. “Al momento dell’abbinamento – spiega la madre adottiva - le operatrici del Cifa ci hanno spiegato che nostro figlio avrebbe dovuto subire un intervento perché affetto da labiopalatoschisi. Durante l’attesa avevamo seguito alcuni corsi e incontri di preparazione proposti proprio dall’ente, pertanto ci sentivamo pronti psicologicamente nei confronti di quanto avremmo dovuto affrontare. In occasione del primo corso di formazione abbiamo anche incontrato un pediatra che ci ha illustrato le soluzioni chirurgiche, e poi abbiamo approfondito la questione con un chirurgo maxillofacciale che ci ha illustrato nel dettaglio i passaggi da affrontare durante la sua crescita, dalla logopedia al dentista. Questo non significa che è stato come bere un bicchiere d’acqua, ma la preparazione e il sostegno ricevuti durante l’attesa ci hanno permesso di comprendere quelle che sarebbero state le necessità oggettive di quel figlio venuto da lontano”.
Il Cifa non è nuovo nel campo delle adozioni dalla Cina. Iniziate nel 2010, riguardano tutte bambini con “bisogni speciali” come Manuel. Ad oggi ne sono state fatte 394. La procedura di adozione del Gigante asiatico è sicuramente particolare: è l’autorità centrale locale a mandare agli enti autorizzati stranieri le segnalazioni relative ai bambini. È poi l’ente che si occupa di trovare una famiglia idonea e che – una volta individuata – lo comunica alla stessa autorità. Ufficializzato l’abbinamento, i genitori ricevono una pergamena verde cui segue qualche mese dopo l’invito ufficiale ad andare in Cina per adottare il bambino, accompagnato da una pergamena rossa.Quando un lieve handicap non ostacola l'adozione

Ving Wui di anni ne ha 6 e vive in una struttura che accoglie bambini della sua età. Come gli altri ha bisogni speciali, nel suo caso una malformazione congenita dovuta a uno sviluppo incompleto dell’uretra e del pene. Ha già subito un intervento chirurgico, quattro anni fa, e ora sta bene. In futuro saranno necessari controlli periodici.
È in attesa di una famiglia anche Wang Thao Thin, nato nel novembre del 2010. Trovato vicino a una stazione ferroviaria, è stato portato in istituto non appena si è accertato il suo stato reale di abbandono. Il piccolo, di appena tre anni e mezzo, ha già subito un piccolo intervento chirurgico in seguito a palatoschisi ed è in buone condizioni di salute. Ha però un ritardo nello sviluppo del linguaggio.
Infine, un altro maschietto cerca famiglia: è Wui Ghe Tao di appena 16 mesi. In istituto sta imparando tante cose nuove e anche a pronunciare i primi suoni. I medici segnalano un ritardo nello sviluppo motorio delle gambine e proprio per questo Wang non cammina ancora.
Le coppie in possesso di decreto di idoneità per l’adozione internazionale potranno rivolgersi al Cifa Onlus di Torino per avere maggiori informazioni, chiedendo di Anna Rosso, responsabile della Segreteria tecnica adozioni, tel.: 011.4338059; email: cifa.torino@cifaong.it.

(Per enti e associazioni: d.pozzoli@avvenire.it)


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI