giovedì 4 luglio 2013
Antipatie: titoli più forti di un editoriale. L'altro ieri sul “Giornale” (pp. 1 e 17) uno strillo: «La ghigliottina di Francesco decapita lo Ior». Dunque è l'annuncio del “Terrore”: Robespierre è tornato e i brontolii, le ironie velate, i malumori di chi forse pensava da tempo di avere la Chiesa in tasca, e si è accorto che non è così, si fanno evocazioni storiche. “Libero” invece (pp. 1 e 15) alla stessa cruenta immagine – «Decapitata la Banca Vaticana» – ne aggiunge una meno truculenta: «La ramazza di Francesco sullo Ior». Sono fatti così: vogliono Papi e Chiesa solo a modo loro e magari fanno finta di averli finché ci riescono, ma quando i loro conti non tornano, allora sono strilli. In realtà però la malattia pare diffusa. A Firenze è bastato che l'arcivescovo manifestasse il suo dispiacere e il suo rifiuto per concreti episodi di malcostume diffuso in città, e lo facesse in quanto “pastore” di quella comunità perché il sindaco, finora noto anche come “cattolico”, si sentisse sotto «attacco politico» (“Corsera”, ieri, p. 13). Nell'articolo di Tommaso Labate, tra virgolette, nelle parole del sindaco che si sente offeso, trovi accuse ridicole e lamentele con argomenti presi nel mucchio del peggio. Ecco: «Difendo il diritto della Chiesa di dire la sua…». Basterebbe questo per finirla lì, e pensare concretamente ai fatti incresciosi, ma non è bastato. Ecco il seguito: «…ma non sono così ingenuo da non pensare che, secondo la scuola "ruiniana", un'omelia così non abbia significato ultroneo». «Ultroneo»: bell'aggettivo! Che dire? Va difeso il diritto del sindaco a dire la sua, ma ti viene da aggiungere che anche queste parole «abbiano significato ultroneo», magari per accreditarsi meglio per il futuro, posto che la qualifica di “cattolico” può essere di ostacolo alla carriera. E già: «A pensar male…».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI