mercoledì 6 marzo 2013
Insensatezze nuove: oggi cervelli quasi del tutto digiuni di Chiesa e fede si impegnano in acrobazie suicide. Le vecchie insensatezze, però, tengono duro. Noti cervelli insistono. Ecco dunque – «Quanti tabù sulla sessualità», “Espresso”, 21/2, p. 9 – Roberto Saviano che – aggrappandosi al povero e incolpevole Mircea Eliade – espone a lungo cosa egli intende per “tabù”, e poi si imbarca in un paragone impietoso tra gli altri Paesi, felici, e l'Italia in cui tutto va male perché – lo supponevamo! – resistono i «tabù cattolici». Per lui chiarisce il tutto un paragone col Brasile «scevro di morbosità», terra di sensualità e sessualità libera e gioiosa, mentre l'Italia «sconta ancora un rapporto morboso e non sereno con la sessualità». Ecco il seguito, testuale: da noi «su questioni che vedono spesso un consenso pressoché unanime nella società civile, la politica ancora si nasconde dietro il velo di presunti temi etici. Altro non sono che tabù che fa comodo mantenere per non perdere voti». Leggo, rileggo e mi chiedo: ma Saviano si è riletto? Infatti dice che i tabù sono mantenuti dalla politica, che si nasconde ipocrita «per non perdere voti». Pardon: voti di chi? Ha appena scritto che contro quei tabù c'è «un consenso pressoché unanime nella società»! Logica direbbe che «per non perdere voti» la politica intelligente e furba dovrebbe abbatterli, quei tabù… E invece no: li mantiene! Lassù in alto alla pagina il suo cipiglio in foto, ma chi legge può ridere, preparandosi magari (p. 11) a trovare la “satira” irridente, che si sente intelligente, ma come al solito è “suicida”. Lì leggi che «la Chiesa di Roma ormai è una istituzione quasi solamente italiana». E le piazze, e le lacrime, e le preghiere, e il Conclave, e l'eco in tutto il mondo? Da quelle parti perpetuo meteo della Groenlandia: «non pervenuto»! Però fa tanto freddo…
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