venerdì 29 marzo 2013
Io Stramaccioni non lo conoscevo, anche se ne avevo sottolineato con favore la chiamata di Moratti per tentare il rilancio di un'Inter depressa dalla nostalgia del triplete, dalle incomprensioni con Benitez e dal tortuoso progetto di Gasperini. Gli era subito andata bene e si era appena presentato all'Esame Juventus. Così lo conobbi, in diretta tv, su Sprint, dopo il fortunoso quanto entusiasmante (per i nerazzurri) successo sulla potentissima armata di Antonio Conte. I soliti convenevoli poi, più di una domanda, un consiglio: «Adesso viene il difficile - gli dissi - ovvero come gestire questa vittoria». Era carico, Stramaccioni, e ancora caldo della polemica “comportamentale” con Marotta che praticamente gli aveva dato del novizio. Più che a parole, mi rispose con lo stupore che registravo anche in studio: gestire una vittoria? Forse il problema è gestire una sconfitta. Capii come - seppur bravo - fosse inesperto. Di regola, un buon tecnico analizza la partita - vinta o persa - considerando anche l'avversario: e quella sera la Juve era stata sopraffatta non solo da un'Inter aggressiva e determinata, ma anche dalle proprie distrazioni come se avesse sottovalutato la “Nemica”. Stramaccioni non prese in considerazione il mio modesto suggerimento e di lì' cominciò la recessione nerazzurra. Oggi, festeggiato un “incredibile” anno sulla panchina dell'Inter, lo “Strama” fatto meno audace (presuntuoso?) da risultati altalenanti e dalle insistenti voci di esonero, magari a fine stagione, magari per far posto a Sua Grandezza Mourinho, si presenta all'esame di laurea, coincidente con la vicina “licenza” al corso di Coverciano, ospitando la Juve a San Siro. Fossi in lui, rispolvererei quella squadra “provinciale” che gli aveva dato dieci soddisfazioni consecutive, anche se l'assenza del Fulmine Milito rende più difficile la soluzione in contropiede. Se si sentisse disperato - o tale lo sentissero i suoi giocatori - potremmo assistere a un bis del sensazionale (quanto inutile in pratica) successo sul Tottenham nel match di ritorno a San Siro, quando argentini e italiani, anziani e giovani, gli rinnovarono la fiducia giocando per lui contro i media e contro i cattivi pensieri di Moratti. Della Juve si può dire solo che sta vivendo il suo momento migliore dopo avere tenuto a distanza il Napoli e realizzato un'ottima performance europea. Il Bayern è vicino, ma per Antonio Conte è ancora lontano: la sua forza è nell'avere letteralmente costruito un gruppo compatto sempre presente nei confronti più impegnativi quanto in quelli “normali” (ma anche il Catania rappresentava un rischio); un gruppo che ha presto digerito lo sberleffo di Totti e altre difficoltà dovute al cambio di passo primaverile studiato per la Champions. L'Inter resta un avversario a rischio: nonostante i punti accumulati sugli inseguitori, Conte ordinerà - anche in nome dell'orgogliosa Ditta bianconera - di prenderla sul serio e batterla, per tenere ancor più lontani il Napoli e il Milan risorto grazie allo strabomber Balotelli. Se Stramaccioni non si farà stracciare, solo Mourinho potrà disturbare il suo futuro. Intorno non si vedono altri.
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