giovedì 2 febbraio 2012
«Palle! Palle!». Raccontano che il 13 marzo 1513 i romani annunciarono così l'elezione di Leone X Medici: nello stemma mediceo ce n'erano ben 6, e i simpatizzanti erano detti "palleschi". Ieri una grossa era ripetuta due volte su "Repubblica" (p. 1). A marzo il Papa sarà a Cuba, e così dopo «la voce» di un riavvicinamento di Castro alla fede, confidata «in una stanza silenziosa» da «un'Eccellenza di altissimo rilievo» – vezzo con cui si può dire tutto, ndr – per i precedenti tra Vaticano e Castro leggi che ciò avviene «dopo la scomunica impartitagli da Giovanni XXIII il 3 gennaio 1962». Bis della "notizia" anche in un sommario con altra firma: «Giovanni XXIII lo punì per la militanza comunista». Palla gigantesca! Sbagliata la notizia riferita a Papa Giovanni e sbagliata la semplificazione della vicenda. La storia niente affatto semplice e anche dolorosa dei rapporti tra Chiesa cattolica e Cuba castrista, allora, e a lungo poi, dice infatti anche ostinatamente altro, guardando – da Roma – sempre al popolo cubano. Quando Castro prese il potere il segretario di Stato Tardini rimproverò i preti, soprattutto americani, che fuggirono dall'isola e Papa Giovanni non ascoltò i consigli (interessati) di coloro che volevano la rottura netta dei rapporti con Cuba. Ci fu anzi la conferma, come nunzio, di monsignor Cesare Zacchi, su ordine del Papa consacrato vescovo sul posto da monsignor Casaroli in persona. Zacchi, poi, fu spesso "mediatore personale" tra la Santa Sede e Castro soprattutto in momenti cruciali come la crisi dei missili (ottobre 1962). Non basta: proprio allora Fidel nominò ambasciatore in Vaticano il cattolico Luis Amado Blanco, che mantenne l'incarico fino al 1975 e fu a lungo stimato "Decano" del Corpo diplomatico in Vaticano. E allora? Indiscrezioni e sensazionalismo. "Palle"! Non simboliche, e niente "Medici": certi giornali sono proprio malati (di pregiudizio).
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