sabato 9 febbraio 2013
Buone forse le intenzioni, non il fatto. «Dossetti, la luce del cattolicesimo». Così ieri (p. 2) sul “Fatto” il titolo per Maurizio Chierici che racconta con passione la vicenda di don Giuseppe Dossetti. Leggo e mi ritorna in mente don Milani che, nella celebre lettera ai giudici sull'obiezione di coscienza, lamenta che i suoi pensieri siano strumentalizzati da altri, allora “Rinascita”: la cosa, scrisse don Lorenzo, «non giova alla chiarezza». Allora “Rinascita” era molto ostile a quella Chiesa che don Lorenzo ha sempre detto «sua», anche quando uomini di Chiesa non lo comprendevano e anzi lo emarginavano. No, caro Chierici, «la luce del cattolicesimo» non è riducibile a Dossetti, e il modo con cui ricordi la sua storia facendo altri nomi ti porta fuori strada. De Gasperi, Dossetti, Moro, Zaccagnini e Giovanni Battista Montini, che stimò e aiuto don Milani – e nella storia bimillenaria tanti uomini e donne “luminosi” per tutti, dentro e fuori dei confini di Chiesa – sono stati riflesso di una “Luce” più grande, più ampia, più forte. Non basta: la foga di contrapposizione ti fa utilizzare anche l'amico e stimato «priore di Bose» con una citazione di san Basilio strampalata, e questo subito dopo avere, per conto tuo, fatto «riferimento» sballato a un «intervento del cardinale Ruini» che in realtà non c'è mai stato, perché non era suo… Ancora: ricordi un incontro personale con don Giuseppe, ma lo presenti come «il» cattolico che si oppose allo scoppio della prima Guerra del Golfo. Facile: ma falso: vai a vedere le parole severe, ripetute e forti, di Giovanni Paolo II proprio su quell'evento… E allora? Allora «non giova alla chiarezza», anzi. E dispiace…
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