martedì 28 maggio 2013
Pagine piene… Domenica “Repubblica” (p. 26): «Reggello in preghiera per Barbara. Una vita per gli ultimi». Il parroco di Reggello anima la speranza per la salvezza della ragazza «ferita venerdì in un attentato a Kabul». Sempre lì, p. 26: «Padre Puglisi beato e gli eroi di Sciascia». Sul “Fatto” in prima: «Genova per Don Gallo». Stesso giorno e stesso tema: «Ha costretto la sinistra a guardarsi dentro» (“Secolo XIX”, p. 1). Così il laico Doria, sindaco di Genova: «Ho capito innanzitutto che era un prete, orgoglioso di esserlo… il suo sentirsi uomo di Chiesa era un elemento forte della sua identità». Ancora, pagine e pagine per don Pino Puglisi, prete fino in fondo, preghiera e vita autenticamente donata, fino all'estremo. Questi preti, queste realtà di Chiesa, questa forza spirituale che dice tanto di tanti, forse di quasi tutti. E sempre domenica, sempre “Repubblica (p. 26) Augias: «Alla ricerca della identità smarrita». Da chi? Forse qualcuno la vorrebbe così: non gli piace quella che c'è, e resiste? Sabato a Ercolano sulla comunale da Napoli a Pompei verso il Santuario ho visto sfilare un'interminabile processione di popolo con musica, inni e preghiere a Maria: parecchi chilometri, uomini e donne, giovani e anziani a piedi, cantando e pregando… «Inni e canti»? Sì, come tanti anni orsono. Si può discutere, ma quando lo capiranno, i soliti “giacobini” da salotto con i loro ideologi oggi detti “laici”? Non ne azzeccano una e scrivono che l'Italia ha «all'altezza dello stomaco» fonte di ogni suo male il peso della Chiesa (da “Repubblica”, cfr. qui 15/5)… Quando capiranno che questa lettura è cieca, e porta solo alla fossa che seppellisce i “sogni”, tutti loro? Fallimenti a catena. Da quando? Stessa “Repubblica” (p. 52) un libro con questo titolo: «Perché gli italiani erano antigiacobini». «Erano»? Si parla di tempi tra XVIII e XIX secolo. Qualcuno li informi: ancora lo sono!
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