martedì 15 ottobre 2013
«Priebke era battezzato è si è continuato a confessare (sic!) fino all'ultimo giorno ricevendo l'assoluzione»: così ieri sul "Corsera" (p. 22) l'avvocato Giachini, che garantisce anche di persona «la sua (di Priebke, non dell'avvocato, ndr) conversione al cattolicesimo». Un'assurdità da paese dei sogni fallaci! Come avranno fatto, i suoi «confessori», a dare l'assoluzione a uno che sempre, e fino alla morte, si è dichiarato non solo «non pentito», ma ha consentito a tanti di continuare a esaltare, in suo onore, quella che moralmente è stata una vendetta (nome della rappresaglia in termini non bellici, ma di morale umana e cristiana), e ha sempre ammesso di aver aggiunto di sua iniziativa il peso di 15 vittime, alcune personalmente uccise con un colpo alla testa? Complici, se è così, anche i confessori. Ieri pagine piene di pro (per fortuna tanti) e contro (per fortuna pochi) alla conclusione ben chiarita dalle autorità della Diocesi di Roma. Nessuno può sostituirsi al giudizio di Dio! Neppure il giudizio degli uomini e neppure quello degli uomini di Chiesa, ma neppure il giudizio degli uomini, compresi quelli di Chiesa, può far finta che la realtà, quella terribile realtà, sia stata e sia diversa. È un discorso assoluto: nessuna assoluzione senza pentimento! È Vangelo, e dovrebbe bastare. Se poi qualcuno, il suo avvocato o altri in sua rappresentanza morale, volessero ottenere una qualche "benedizione", per quanto privata e segreta, non dovrebbero far altro che chiedere perdono, loro, per colui che pensano di rappresentare… Elementare. È l'Abc della morale del Sacramento della Penitenza e dei sacramentali annessi, esequie religiose comprese! Niente di più, ma niente di meno…
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