venerdì 3 maggio 2013
«Il coraggio di andare controcorrente»: titolone che apre la prima de "L'Osservatore", martedì. Papa Francesco domenica aveva ricordato a tutti che non bisogna averne paura. Come i salmoni nei fiumi? No! Come Gesù nel mondo, e come san Paolo e tutti i santi nella storia. Leggo (P. Rodari, "La Chiesa ferita. Papa Francesco e la sfida del futuro", p. 119) che anche sant'Ignazio «sapeva governare con fermezza e controcorrente». Già! Serve, perché la corrente c'è sempre, ed è fortissima. Stesso giorno (30/4) una vera cateratta in pagina: «La dolce fine» (titolone su "Repubblica", p. 46) con bis a p. 52, «La dolce fine. Golino regista a Cannes»; «Temevo che nessuno ci avrebbe fatto fare questo film»; «Un film sulla dolce morte» ("Mattino", p. 27); «Se il tuo killer si chiama Miele» ("Resto del Carlino", p. 28); «Valeria e l'eutanasia. La scelta di un film senza verità assolute» ("Corsera", p. 46). Sul "Manifesto" (pp. 12 e 13): «I fantasmi inquieti della morte invisibile» e «Ogni uomo ha il diritto di decidere del proprio corpo»; "L'Unità" (p. 20): «La scelta di Valeria». "La Stampa" (pp. 40 e 41): «La morte può essere dolce come il miele», ecc.. Questa la "corrente". A parte "Avvenire", che ha segnalato la grave "ambiguità" dell'impresa, stavolta sul "Secolo XIX" di Genova (p. 38): «Miele da domani nelle sale. Se l'eutanasia è una beffa… Nel film della Golino un uomo chiede aiuto per morire, ma non è ammalato». E l'incipit conferma con crudezza: «Così si uccidono anche i malati terminali. Con un veleno per cani…». E in quell'«anche» è smascherato il senso della "corrente". Il vero "coraggio" – con tutto il rispetto e l'affetto per i cani – non è trattare un uomo come un cane!
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