sabato 13 aprile 2013
Brontolii gemelli. Ieri sul "Foglio" (p. 5: "Una storia clerical-pop") critiche – per intenderci diciamo "da destra" – contro «l'interminabile ola da concerto pop in onore del nuovo Papa… grande happening» di tanti "dimentichi" del loro passato. Si sa: gli autori, Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, del passato sono a loro modo cultori, e in loro quelle che paiono "novità" provocano spesso allergia, raddoppiata e triplicata – stessa pagina – da due altri brontolii di Mattia Rossi e di Matteo Matzuzzi ("Le rotture liturgiche di Francesco non sono francescane" e "Dal frate spagnolo al vescovo della Pampa, le scelte a sorpresa di Francesco"). Libertà! Sempre ieri però – diciamo così, da sinistra – in tandem la p. 10 del "Manifesto" – «I cinquant'anni della "Pacem in Terris". L'enciclica della buona volontà» e «Un anniversario di routine in Vaticano». Ancora brontolii insoddisfatti: nel primo Alessandro Santagata introduce un paio di forzature difficilmente involontarie. Nell'enciclica – leggi – il Papa «si era rivolto a tutti gli uomini di buona volontà (la stessa formula usata nel 1950 dall'Appello di Stoccolma dei Partigiani per la Pace)». La parentesi direbbe che l'enciclica fu vista come cedimento giovanneo alle sirene del pacifismo filosovietico del tempo. Ma non basta: leggi anche che l'evocazione dei «segni dei tempi» dice «discontinuità con l'insegnamento tradizionale». Ma davvero? La formula sugli «uomini di buona volontà» la leggi nei Vangeli, un po' più antichi degli "appelli" del 1950, e da quelle parti trovi anche l'esortazione sui "segni dei tempi". Nel secondo pezzo Luca Kocci per citare un Convegno di oggi sulla "Pacem in Terris" ha bisogno di dire che in Vaticano la cosa è stata pura «routine»: trascurata. Che dire? Che "di routine" confusa paiono tutti questi brontolii: "destra" e "sinistra", pari siamo.
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