È stato l'anno della bufala Dop
sabato 18 dicembre 2010
Il 2010 sarà ricordato come l'anno della mozzarella di bufala. Non è una notizia di cui sorridere, ma l'indicazione che, dopo il brutto periodo legato alle vicende della diossina nel 2008, uno dei prodotti alfiere dell'italianità ha ripreso a crescere, anzi a correre. Soprattutto, però, il buon andamento di mercato della mozzarella è il segno che quando si lavora bene, i risultati alla fine possono arrivare per davvero.
Stando alle stime del Consorzio per la Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop (il solo organismo riconosciuto per la tutela, vigilanza, valorizzazione e promozione della Dop Mozzarella di Bufala Campana), il 2010 si chiuderà con una crescita della produzione di oltre il 6% ed un incremento del fatturato alla produzione del 12,5%. A conti fatti, si tratta di una crescita di oltre 2 milioni di chilogrammi di mozzarella (36 milioni in totale), che significa circa 16 milioni di mozzarelle in più. Nel 2007, miglior anno fino ad oggi, furono prodotti 35,5 milioni di chili. Tutto significa 306 milioni di fatturato contro i 272 del 2009.
Si tratta " stando alle valutazioni dei produttori " di un successo che ha fatto definire la mozzarella come «prodotto anticrisi». Certo, occorre adesso essere sempre all'altezza del premio che il mercato ha voluto riservare ai produttori campani. Ancor più tenendo conto che di tutta la produzione, il 20% è venduto all'estero e, in particolare, il 70% finisce nei ricchi mercati degli USA, della Germania e della Francia.
Insomma, il vero banco di prova, dopo il passato, si presenta probabilmente adesso: superata l'accelerazione della produzione e delle vendite, Consorzio e imprese devono dimostrare di saper controllare in maniera costante la filiera, badando alla qualità e alla sicurezza prima di tutto. Un traguardo importante, che certamente potrà essere raggiunto se si continuerà a lavorare come è stato fatto negli ultimi tempi.
Intanto, se la mozzarella di bufala ha dato buona prova di sé, altrettanto sembra si possa dire dell'andamento generale dei mercati, almeno per quanto riguarda il mese di novembre e l'andamento congiunturale. Secondo l'Ismea, infatti, l'indice dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli (calcolato in base 2000=100), ha raggiunto quota 120,6, il livello più elevato degli ultimi 2 anni, registrando un incremento del 2,9% su base mensile e dell'11,9% su base annua. Fanno ben sperare per i prossimi mesi, l'aumento del 16,9% dei prezzi dell'aggregato delle coltivazioni e il + 7,1% per le quotazioni dei prodotti zootecnici. Anche questi, quindi, sono numeri che costituiscono un buon viatico per il 2011, pur se da confermare e consolidare attraverso strategie commerciali e di prodotto, oltre che aggregazioni, in grado di sfruttare i momenti positivi di mercato. Perché il problema della produzione agricola è sempre uno solo: riuscire a non perdere il passo del mercato e guadagnare valore aggiunto rispetto al resto della catena che dai campi porta gli alimenti al consumo finale.
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