sabato 21 marzo 2009
Èprimavera e tra le rondini volano i pensieri. Giovedì ("L'Unità", p. 40) Giampiero Comolli sente il pastore e teologo valdese Fulvio Ferrari per dimostrare che «la Chiesa del protestantesimo difende da sempre i principi di libertà e laicità». Proprio «da sempre»? Nelle guerre di religione intolleranza e crudeltà reciproca abbondarono anche sul fronte luterano e calvinista: Baruch Spinoza fu osteggiato anche dai protestanti e Giordano Bruno perseguitato e imprigionato dall'ufficialità calvinista e luterana. E poi quel titolone, tra virgolette, trabocca di ridicolo: «La fede rende tutti liberi di credere (o non credere)». Ma davvero «la fede» rende liberi di «non credere»? Come dire che «l'acqua bagna (o anche non bagna)». Se non c'è, di sicuro" Qualche giornalista si sporge troppo sui propri vuoti, è preda di vertigini e capitombola. Non soffre di vertigini, ma capitombola lo stesso Angiolo Bandinelli sul "Foglio". Stavolta, sempre giovedì (p. 2), scrive serio che mons. Gianfranco Ravasi è «inaspettatamente» diventato «relativista», e perciò è riuscito «ad affrancare la scienza dalla fede». Lui ha letto allegramente " e si vede " i resoconti del recente Convegno in Vaticano su Darwin ed ha capito che secondo Ravasi la teologia deve rispettare «metodologicamente l'autonomia della scienza» e che perciò è «finita l'unità ontologica dei saperi» per la quale da sempre nella dottrina della Chiesa, fino a Papa Ratzinger, filosofia e scienza erano «schiave» della fede! Sicuro, Bandinelli, di aver capito non solo Ravasi, ma anche la dottrina di sempre della Chiesa? Due capitomboli senza vertigini.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI