giovedì 31 ottobre 2013
“L'Unità”, ieri, in prima e intera p.9 un annuncio che ha del sensazionale: «Il teletrasporto del Dna… Craig Venter, "la vita diventa digitale"»! Capite? «La vita»! Niente di meno e niente di più. Del resto di più cosa potrebbe esserci? La vita diventa digitale, cioè opera nostra. E così leggi la vivace intervista a Craig Venter, «lo scienziato che ha decifrato il genoma umano e creato per la prima volta la vita sintetica». Ed ecco, dopo tratti di simpatica non convenzionalità sul suo pensiero e sulle sue ricerche, leggi nientemeno che questa nuova definizione scientifica: «La vita è il sistema software del Dna»! Così Craig Venter. Qualcuno oserà accusarlo di «giocare a fare Dio»? Lui risponde così: «Con questi esperimenti abbiano dimostrato che Dio non è necessario per creare nuova vita, noi invece lo siamo stati… Disponiamo di nuovi strumenti mai esistiti prima che ci permettono di giocare al "creatore"». Parrebbe "la" conferma "scientifica" dell'ateismo, e invece no, per due ragioni. Primo perché Venter sa bene che non "crea" la vita, ma la "copia" da materia già vivente. Secondo, e decisivo, perché è noto che Venter ha detto esplicitamente il contrario. Già qui, nel "Lupus" del 10/9/2000, le sue nette parole: «Credo in Dio perché ho fatto la mappa del genoma, e sono convinto che non può essere opera di altri che sua». E già: qualcuno ancora pare non accorgersene, ma rispetto a un certo passato ideologico, la vera scienza oggi è molto più prudente. In quello stesso "Lupus" citavo Wayne W. Dyer, psicologo e filosofo americano: «Interrogato se credo in Dio rispondo: "Naturalmente sì, sono uno scienziato!"» "L'Unità" ieri non ha approfondito. Ma c'è sempre tempo per farlo…
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