martedì 7 luglio 2015
«Sindrome del padreterno»: malanno che talora capita anche in pagina. In un'epoca in cui – volendo dar torto al preannuncio del sociologo Alexander Mitscherlich di «una società senza padri», anche troppo verificato – qualcuno si sente ombelico del mondo capita appunto (“Libero”, 5/7, p. 1 e ss.) di leggere invettive universali, che – partendo dal prossimo Meeting di Cl – tirano in ballo tre Papi in un solo colpo, maltrattandoli vistosamente con intenzioni diverse e apparentemente opposte, col pretesto della «musica sacra» e insultando a mansalva l'attuale momento di Chiesa. È la sindrome, purtroppo. Bella per contrasto, allora, stesso giorno (“La Stampa”, p. 26) l'intervista di Alain Elkann a padre Timoty Radcliffe, domenicano e già Maestro Generale che già nel titolo offre questa felicissima affermazione: «La religione? È condividere la felicità di Dio». Perfetto! Il Vangelo è «felice notizia», e il suo culmine lo trovi nelle Beatitudini, che sono proprio le “felicitazioni” di Gesù in persona che nel testo evangelico anticipano quelle finali di Matteo 25: «Venite, voi che siete benedetti dal Padre mio, avevo fame… avevo sete, ero straniero» ecc. Il Padreterno è uno solo, e guai a chi si pensa al posto suo! Del resto proprio alla recente convocazione del Rinnovamento nello Spirito, a piazza San Pietro, Francesco ha messo in guardia da ogni «leaderismo» che corre il rischio di rifiutare «il dono di Dio e Colui che ha parlato» (Gv. 3: Gesù alla donna di Samaria) per affidarsi a qualcun altro, chiunque esso sia. Ne va dell'unità della Chiesa, che non è un insieme di “sette”, cioè porzioni divise con forza: da “seco”, che vuol dire taglio. Uno è il Signore, e Uno l'Eterno Padre. Abbiamo davvero bisogno di veri padri, oggi, e anche di vere madri, ma l'eternità è solamente di Dio.
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