venerdì 26 febbraio 2010
Lupus da un «se». Se ci fosse un giornale ufficiale o ufficioso della mafia, ieri avrebbe protestato contro la Cei, responsabile di «grave interferenza a gamba tesa», e ciò in nome della stessa «laicità» che ieri consentiva a "L'Unità" (p. 17) di accusare di «razzismo istituzionale» un asilo di Goito, «pubblico, non statale e libero» " la formula è nelle leggi vigenti, ndr " solo perché essendo da sempre gestito da suore cattoliche, impartisce apertamente un'educazione che rispetti i valori costituzionali, ma sia anche ispirata al messaggio cristiano. A Goito ci sono parecchi altri asili, «pubblici» come quello «non statale» gestito dalle suore e aperto a tutti. I genitori sono dunque liberissimi di scegliere dove mandare i propri figli. Non è democrazia? Per "L'Unità" di ieri no. Eppure la legge per cui nel sistema pubblico ci sono scuole non statali, anche di ispirazione cattolica, fu varata dal Parlamento ai tempi del governo Prodi, con ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer, allora di casa a "L'Unità". È successo qualcosa negli ultimi tempi? Forse sì, ma l'incoerenza va alla grande. Capita perciò che un giudice non voglia il crocifisso nella sua aula, non si accontenti del permesso di toglierlo dall'aula in cui lavora, ma pretenda che sia tolto da tutte le aule di tutti i tribunali, e perciò scioperi a lungo. Lo hanno sanzionato; lui protesta e su tanti giornali qualche buontempone lo applaude in nome della laicità. «Se» una volta i giudici applicavano le leggi e invece " anche a gamba tesa " ora vogliono farle loro, è tutto giusto?
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