sabato 1 novembre 2014
Vieni a vedere una recita di bambini. «Volentieri», risposi; e mi trovai in una grande sala già piena di gente che attendeva i giovani attori. Non c'era un palco, ma il luogo era stato adattato alzando grandi tende dipinte: sullo sfondo un castello, una foresta e un interno di caratteri medioevali. In vista il titolo dell'opera: «Romeo e Giulietta».Aspettavo di vedere una recita di bambini e quelli che si presentarono tutti assieme erano davvero degli innocenti di mente, ma rinchiusi in corpi imperfetti. Un sorriso incerto era tra le loro labbra, mentre un senso di orgoglio sembrava poter leggere nei loro occhi. Coperti da costumi molto belli, accompagnati dalla musica e dal racconto ad alta voce del regista, gli attori, giovani senza età come può essere chi vive in un proprio mondo senza contare gli anni, si muovevano agili e sereni seguendo il loro compito.Giulietta ha tenuto tutto il tempo un sorriso che sembrava felice e, mentre accennava a passi di ballo spinta dalla musica, faceva dimenticare le asperità del suo corpo. Il ragazzo che interpretava Romeo, alto e ben fatto, aveva un equilibrio migliore di altri, ma faceva la sua parte in movimenti silenziosi e assorti. I paggi e le famiglie – che fino ad allora la storia ci racconta si erano sempre combattute – stavano sullo sfondo appena seguendo il ritmo con un piccolo movimento. Poi il finale tragico della storia, quando Giulietta prende il veleno, ma rivolgendosi al pubblico sorride quasi per dire «Non preoccupatevi, non morirò per questo», però il suo povero amico si uccide per il dolore di averla perduta. Così farà lei con uno stiletto che nasconde nell'abito, appena sveglia.Non può vivere senza amore. L'amore profondo che vince le sue battaglie, che sconfigge l'odio, il potere, l'avidità. Una vecchia storia che tutti conoscevano, ma che ha fatto battere le mani a lungo a un pubblico abituato ad altri spettacoli. Gli attori erano riusciti a comunicare l'innocenza della loro anima, lontana dalla malizia e dal peccato. Ma anche il bisogno di essere amati per quello che sono, di essere guardati come esseri normali anche se i loro corpi hanno subìto infermità alla nascita e la mente non è riuscita a sviluppare il senso della realtà.Lasciando la sala molti genitori pensavano ai propri figli e ai loro amici, mai contenti di ciò che hanno: la salute, la parola, la mente aperta alla conoscenza, la possibilità di scambiare pensieri, idee, la capacità di amare, di fare progetti per domani, la fantasia di creare, l'interesse per un futuro pieno di promesse. In una parola la vita.
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