sabato 8 novembre 2014
Ieri Tg 3 (14, 20) colgo al volo la protesta del presidente della Repubblica contro le «rappresentazioni malevole e riduttive» proprio mentre leggo ("Foglio", 6/11, p. 6) un'implacabile serie di «giudizi universali» di Alessandro Gnocchi. Quello che disse «non giudicate» aveva torto. Se uno si dice «tradizionalista» giudica sempre tutto e tutti. Infatti «non è una bestia» pericolosa come «l'elefante» di Leo Longanesi e soprattutto non è neppure «quello vituperato nei sermoni e nei "tischreden" di Santa Marta». I «Tischreden»? Celebri «discorsi a tavola» di Martin Lutero, che «il tradizionalista» accoppia ai «sermoni» del Papa! Autore noto, vero? Sì, ma è una piccola licenza di giudizio. E avanti: deplorando «le voglie mondane penetrate nel Tempio».Qui i colpevoli non sono indicati perché forse è superfluo. Ma è già una concessione. È proprio buono, il «tradizionalista»! Lui «preferisce vivere in un mondo in bianco e nero», gli altri sono coloriti e confusi. Ovviamente lui riserva a sé e ai suoi tutto il bianco. E ancora via con accuse a volontà: «la Chiesa è diventata matrigna» per il «tradizionalista», con quel David Maria Turoldo che - testuale e leggero - «aveva trovato proprio nel sostegno al divorzio la chiave per predicare la sua religione al mondo». Padre Turoldo da apostolo di Cristo e della Chiesa ad apostolo del divorzio… Mah! Segue giudizio finale: «la morale e la misericordia, senza la verità, diventano sempre moralismo e violenza». E vittima della violenza, oggi è il tradizionalista.Insomma: Chiesa matrigna, Papa emulo di Lutero, profeti «inginocchiati davanti al mondo». Finito? No: a p. 4 arriva il Buttafuoco con "Riempitivo" antipapale! Non giudicate? Già: ma chi sei tu, lettore, per giudicare queste pagine? Ovviamente: nessuno, anzi, meno ancora…
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