domenica 15 novembre 2009
Leggo ieri ("Sole 24Ore", p.14 e "L'Unità" p.10) che commemorando a Ravenna Benigno Zaccagnini il neo segretario del Pd Pierluigi Bersani ha detto: «Voglio mettere il suo spirito nelle radici del nuovo partito». Ne sono felice, ricordando che Zaccagnini non nascose mai la sua coscienza libera di cattolico adulto e non rinunciò mai a proporre i giudizi morali conseguenti anche su divorzio e aborto. In Parlamento la sua Dc fu contro la legge Fortuna e la 194, approvate a maggioranza, ma accettò democraticamente l'esito del voto senza pretendere dagli alleati di governo e neppure da tutti i suoi parlamentari un voto unico, e poi nei referendum accettò l'esito del voto popolare, sapendo bene che soprattutto la 194 era legge di mediazione, non consacrava un diritto d'aborto, e da molti era giudicata opinabilmente «male minore» rispetto all'aborto di massa clandestino e selvaggio, un discorso allora duro e difficile, per il mondo cattolico. Andò così. Ecco: se il nuovo Pd avrà il coraggio di coerenza nel rispetto di tutti, e nei punti che impegnano la coscienza cristiana e cattolica non farà scelte univocamente e ufficialmente opposte, ma rispetterà fino in fondo lo spirito pluralista che ne ispira le radici, garantendo a credenti coerenti e incoerenti, atei, agnostici, in ricerca o meno libertà «alla pari» di seguire la loro coscienza, allora anche «lo spirito di Zac» potrà essere evocato tra «le radici del nuovo partito». Altrimenti le parole volano, e quello «spirito», utilizzato a sorpresa in una commemorazione, finisce lì e resta sotto terra: brutto segno, con inevitabili conseguenze per il futuro.
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