mercoledì 11 gennaio 2012
Ieri "Unità" (p. 1) «La spinta di Ratzinger». Il "commento" di Emma Fattorini comincia così: «Il senso dell'importante discorso tenuto ieri… è ben racchiuso nelle parole conclusive, quando il Papa afferma che occorre riandare al duplice insegnamento della Gaudium et Spes», cioè alla «suprema importanza della vocazione dell'uomo. L'umano è valore assoluto che racchiude la scintilla del divino», perciò «occorre offrire all'umanità una cooperazione sincera, che instauri quella fraternità universale che corrisponde a tale vocazione». Per Fattorini «è contenuto qui lo spirito del messaggio di inizio anno di Papa Ratzinger»". Leggi, acconsenti e constati che si può camminare avanti. Poi sfogli il giornale e ti viene un "ma", anzi due. A pagina 3 vignetta "Staino" con due battute: «Il Papa è nuovamente arrabbiato con l'Italia: no all'aborto, no al controllo delle nascite, no alle unioni civili». Replica: «Qualcuno deve avergli sollecitato il pagamento dell'Ici». Che delusione: col nuovo il vecchio, decrepito e falso. Non basta: a pagina 25 Aurelio Mancuso protesta: Rosy Bindi e Pd «non devono tacere sui diritti civili». Rimprovero esplicito: il «neoministero alla famiglia è declinato al singolare», ma lui vorrebbe la declinazione al plurale, per dire che "la" famiglia disegnata nella Costituzione – un uomo, una donna e, quando arrivano, i figli – non vale più, ma valgono "le" famiglie come le vorrebbe lui. Basta il desiderio per "declinare" tutti i diritti civili? Forse no, almeno non ancora. Pretenderlo è polemica senza passato e con futuro incerto. Due facce opposte in una pagina: la prima apre un cammino, la seconda inciampa nella realtà, che è, e resta, dura…
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