venerdì 13 settembre 2013
Sabato scorso è morto Pietro Barcellona, giurista, politico, filosofo ed economista comunista e, ultima fase di vita, appassionato cultore della fede cattolica. Sui giornali tanti elogi: «Grande uomo e vero amico dei giovani», «il comunista convertito dall'irresistibile ragionevolezza del fatto cristiano», «…alla ricerca di un nuovo umanesimo». Ieri in Senato memoria appassionata. Caliendo (Pdl) cita «una delle ultime cose che ha scritto: "Penso che la via della salvezza e la fuoriuscita dal pensiero unico dell'economia dominante possono realizzarsi soltanto restituendo all'uomo la sua vocazione divina"». Anna Finocchiaro (Pd) elogia in lui «una sorta d'innocenza… la conferma che, qualunque fosse stato il campo della sua ricerca (il diritto, la filosofia, l'antropologia o la teologia) Pietro Barcellona si confermava sempre grande intellettuale… La sua speculazione incontrò Dio… Chi ha parlato di una sua conversione… disse che faceva i conti con l'ineludibile (nella vita di ciascuna persona) questione di Dio… Io lo voglio qui ringraziare… A ciascuno di noi… ha insegnato a dubitare e a cercare, a non arrendersi alla banalità, a ciò che è scontato, al pressappochismo, all'ignoranza, alla mistificazione». In pagina altri elogi, questo di Mario Tronti ("Vita.it."12/9): «…affascinante docente d'Università… disponibile a parlare con tutti e dovunque, straordinario affabulatore, brillante, ironico, tagliente, dissacrante. Sorrideva mentre parlava, e diceva spesso il contrario di quello che ci si aspettava di ascoltare». Si sa che negli ultimi anni aveva incontrato sul suo cammino la dimensione religiosa cristiana, e che era grande estimatore del pensiero e anche della fede di Joseph Ratzinger. "Incontro con Gesù" è uno dei suoi ultimi libri. Di lui don Francesco Ventorino, prete amico e confidente degli ultimi anni ha scritto: «il comunista convertito dall'irresistibile ragionevolezza del fatto cristiano». Fa bene ricordarlo oggi…
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