martedì 27 ottobre 2015
«Papa: il primo dovere è la misericordia». Qui, domenica, p. 1 l'editoriale a firma «Papa Francesco». All'interno, in “Agorà”, il mio vecchio amico monsignor Sante Babolin ricorda che il termine «misericordia» è «fondamentale per la nostra fede: nella Bibbia compare 145 volte». Con i sinonimi si arriva a migliaia. È l'identità più ricorrente per indicare Dio stesso, ma anche il modello unico per noi: «Siate misericordiosi come il Padre Vostro è misericordioso» (Lc. 6, 36)! E allora? Allora ieri meraviglia leggere in tante pagine la… meraviglia per l'esito del Sinodo. Messi da parte certi extraterrestri (che – al solito – cercano di rovesciare tutto), questa scelta della misericordia significa davvero tante cose, che proprio Francesco ha voluto indicare a tutti una per una, ben sette volte, prima di continuare affermando che «per la Chiesa concludere il Sinodo significa tornare a camminare insieme realmente per portare in ogni parte del mondo (…) la luce del Vangelo, l'abbraccio (…) e il sostegno della misericordia di Dio». Sorpresa? Nessuna. Il modello della misericordia non viene dalle leggi canoniche, ma da Gesù stesso. E per coincidenza alla sera, in parrocchia, arrivo prima della celebrazione, e ci sono alcune donne – sempre loro prime, si sa – che recitano il Rosario, e a ogni decina risuona la preghiera antica, che mi riporta all'infanzia profonda: «Gesù mio, perdonate le nostre colpe, preservateci dal fuoco dell'inferno, portate in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della vostra misericordia!». Specialmente! Nel Vangelo del giorno il Signore riapre gli occhi di Bartimeo «alla luce». È «luce del Vangelo», proprio quella che Francesco indica nell'Omelia che qui è stata anche “l'Editoriale”. Nulla di più tradizionale e nulla di più autorevole, dunque: con buona pace di tutti!
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