sabato 28 febbraio 2009
"La Repubblica" (25/2, p. 1) promuove un nuovo Concilio? Sì, con una breve enciclica di Vito Mancuso: "Cattolici, pensiamo a un Concilio Vaticano III". Va bene, pensiamoci, ma perché il II non serve più? Leggi, e nella "circolare" - enciclica vuol dire questo - trovi subito una pioggia di "io" e dintorni: "la mia tesi", "io sono fermamente convinto", "io ho qualche sospetto", "io concordo veramente", ecc. Va bene, e va bene anche ricordare ai "rudi" - in senso agostiniano - lettori di "Repubblica" le novità della "svolta abbastanza radicale" del Vaticano II. Sulla "libertà religiosa", ma rispetto a "Gregorio XVI". Sul rinnovamento della teologia con l'apprezzamento di quella prima sospettata di eresia e detta "nouvelle" (De Lubac, Congar, Chenu, Danielou, tutti poi cardinali). Sul metodo storico-critico, in realtà già ammesso e promosso da Pio XII. Sulla liturgia nelle lingue nazionali. Sulla Chiesa come "mistero" e "popolo di Dio" oltre che "istituzione". Sull'ecumenismo, sul rapporto con gli ebrei, sul riconoscimento della salvezza ben oltre i confini visibili della Chiesa cattolica, già chiarissima nella "Mystici Corporis" di Pio XII e addirittura da 2000 anni in san Paolo, e su tante altre cose. Ma dopo la sfilza di "io" e le benedizioni rinnovate al Vaticano II, perché serve davvero e proprio un III? Beh, nel testo pare che l'unica ragione sia la lettura di un libro, "La Chiesa del no", prodotto dalla "casa"! Detta tra noi, e soprattutto vista l'ottima conclusione del pezzo: "Lo Spirito è sempre al lavoro", pare davvero poco. Allora calma, e fiducia: nel Vaticano II soprattutto"
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