«Der Tod Jesu», il vecchio Telemann si inginocchiò ai piedi della croce
domenica 4 marzo 2012
Aveva già settantaquattro anni Georg Philipp Telemann (1681-1767) quando mise mano al testo di Karl Wilhelm Ramler per dare vita alla Cantata-Passione Der Tod Jesu («La morte di Gesù»). Dopo un'intera esistenza trascorsa a scrivere ed eseguire ogni genere di musica, sarebbe stato comprensibile un minimo cedimento alla stanchezza o alla routine del "mestiere"; e invece no, anche quella volta nulla gli impedì di sfoggiare freschezza d'ispirazione e profondità di pensiero per far fronte all'arduo compito di affidare al pentagramma gli eventi cruciali dell'esistenza di Cristo.
Quando nel 1721 il compositore tedesco venne invitato a dirigere l'intera scena musicale della città di Amburgo, tra i suoi compiti vi era anche quello di scrivere almeno una Passione all'anno; alla fine della sua carriera se ne contarono ben 49, all'interno di uno sconfinato catalogo costituito da oltre tremila lavori, sacri e profani, vocali e strumentali. I suoi detrattori più impenitenti lo bollarono come «grafomane», ma Telemann ebbe l'indiscusso merito di attestarsi su un livello medio di assoluta eccellenza e questa opera scritta per la Settimana Santa del 1755 offre una preziosa testimonianza della sua cifra stilistica più autentica.
Der Tod Jesu è una sorta di Oratorio per cantanti solisti, coro e orchestra che non presenta alcuna destinazione liturgica, ma che segue un'impronta narrativa fortemente unitaria; la tensione drammatica, la valenza emotiva e l'afflato poetico che concatenano tra loro la sequenza di episodi rivela un'immediatezza espressiva davvero coinvolgente, e la registrazione realizzata dal Vocal Ensemble Ex Tempore e dalla Baroque Orchestra Le Mercure Galant sotto la guida di Florian Heyerick (cd ripubblicato dall'etichetta Et'cetera e distribuito da Codaex) riesce a cogliere perfettamente nel segno lo spirito originario della partitura; attraverso una lettura composta e partecipata, che strappa applausi a scena aperta nel grandioso capitolo finale, dove due splendidi recitativi accompagnati affidati al baritono (il tedesco Stefan Geyer) e un doppio intervento corale incorniciano con partecipata commozione la "Morte di Gesù" e invitano l'ascoltatore a inginocchiarsi ai piedi della Croce «irrigando di lacrime la polvere».
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