venerdì 14 dicembre 2012
Il libro di Renzo Salvi, Davide. La Parola e la comunicazione, dedicato a David Maria Turoldo, mi riporta alla mente una sua pagina. Erano gli anni della guerra, Milano era occupata dai tedeschi. Turoldo era braccato dai fascisti a causa di una predica "sovversiva" nel Duomo di Milano: «…una predica sull'aspirazione dell'uomo verso la luce. Era il Vangelo del cieco di Gerico che gridava verso il Cristo perché gli usasse pietà. E Gesù gli chiede: "Cosa vuoi che ti faccia?". E il cieco a supplicarlo: "Signore, che io veda". E io lanciato, con il vangelo in mano, dall'altare: proteso sulla folla (che domeniche!) a dire, a urlare: "Signore, che tutti vedano!". Che vedano i grandi e i fanciulli, i giovani e gli anziani… Che veda la Chiesa, che veda il governo… Perché se un cieco conduce un altro cieco… Un sacrista è venuto a dirmi di mettermi in salvo, a messa finita. Allora, mescolato alla folla, sono uscito per una porta laterale e sono corso verso la periferia per nascondermi a casa di amici… Loro mi danno quello che hanno… mi offrono un meravigliosa pesca… Appena addentata, ecco che mi viene ancora di cantare: Senti che è di troppo / il sapore di una pesca / in questa povertà / di case diroccate… Sposato hai / una pena / di non sentire mai / dolcezza alcuna / che non sia di tutti».
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